Ciao "siciliano indignato". Chi ti scrive è siciliano come te, ha sempre respirato quella stessa aria, ha sognato guardando quello stesso mare, ha spesso parlato in quello stesso dialetto che, se pur con tutte le miriadi di sfumature che cogli anche a distanza di pochi km, ognuno di noi identifica come "il siciliano".
Anche io mi sono incazzato come una bestia quando i media nazionali se ne sono altamente fregati di quello che succedeva a Barcellona, a Milazzo, a Saponara...e mi sono incazzato quando ho dovuto aspettare 2 giorni prima che un servizio telefonico di raccolta fondi fosse attivato. La mia terra è stata trattata, come al solito mi verrebbe da dire, come un'appendice fastidiosa e scomoda di una nazione che si identifica solo nelle sue aree più "in vista".
Caro "siciliano indignato", hai tutto il diritto di esserlo. Soltanto, non farti prendere dalla foga di questo momento, dalla rabbia per il trattamento impari riservatoci, oggi come ieri. Capisco che adesso è molto facile gridare "Secessione!" oppure "Polentoni di merda!" e tanta altra roba simile. Però siamo sicuri che la causa delle nostre disgrazie è solo dei "polentoni"? Facciamoci un bell'esame di coscienza, tutti insieme.
In momenti come questo il nostro moto d'orgoglio ci porta a urlare in faccia al mondo tutto il buono di essere siciliani, cercando di dare a noi stessi l'immagine di un popolo di eroi che, colpo su colpo, tiene botta a tutti i nemici che perennemente lo insidiano da oltre il mare. Ma siamo davvero questi eroi? Gridiamo alla "Sicilia Libera", ma libera da che? Chi è questo nemico mortale? Forse non bisogna andare troppo lontano per scovare questo nemico. O almeno, parte di esso.
Basta ripercorrere a ritroso tutte le nostre azioni fino a oggi, come collettività ma anche (e soprattutto) come singoli individui. Come siciliani. Si "siciliano indignato", siamo noi a determinare noi stessi.
Ce la prendiamo con i parlamentari eletti nelle nostre circoscrizioni che poi a Roma non ci rappresentano. Chi li ha votati?
Abbiamo un governo regionale di cui la maggior parte di noi ne dice peste e corna (giustamente o meno è un'altro discorso). Chi lo ha eletto?
Abbiamo una lobby politica che, in maniera totalmente bipartisan, si divide province e comuni della nostra terra come se giocassero a Risiko. Chi li tiene vivi e potenti?
E adesso la parte più forte, anche se direttamente collegata alle precedenti. Abbiamo un'elite mafiosa e intrallazzista che affossa quanto di buono questa terra possa provare ad esprimere. Chi, direttamente o indirettamente, la asseconda e quindi di fatto la leggittima?
Prova, anche per gioco, a rispondere a queste domande "siciliano indignato". Così, tanto per farlo.
Io sono siciliano, tengo a ripeterlo, ed amo profondamente la mia terra. Quindi cerco di essere totalmente scevro da qualsiasi forma di pregiudizio su di essa, basandomi soltanto su quello che ho imparato a capire osservando la realtà nella quale ho vissuto fino ad adesso. Non voglio denigrare la Sicilia ne tantomeno elogiare il Nord, me ne guardo bene. Voglio solo provare ad essere onesto, con me e con i miei conterranei. Mi fa incazzare chi dice che la maggior parte dei siciliani è mafiosa, ma mi fa incazzare allo stesso modo chi dice che la maggior parte dei siciliani combatte quotidianamente la mafia. E' una balla sia nel primo che nel secondo caso. Quindi indignati siciliano, ma indignati tutti i giorni. Indignati contro chi ti chiede il voto in cambio della promessa di un lavoro, indignati contro chi ti sfrutta e pure pretende di essere ringraziato perché "ti da da campare". Indignati contro chi si mangia i soldi pubblici. Indignati contro quella parte di te stesso che legittima tutto questo.
Un'ultima cosa: non far si che questa attuale "indignazione a tempo determinato" degeneri nella ricerca spasmodica del bersaglio da attaccare, perché magari nella foga del momento il bersaglio scelto è quello sbagliato.
Giuseppe Calabrò, Siciliano.
caro Peppe, il tuo incipit ad indignarsi ogni giorno è lodevole e condivisibile, così come lo è l'appello a non scagliarsi contro il primo bersaglio che, per abitudini sbagliate e tramandate, ci viene posto davanti agli occhi
RispondiEliminasappiamo della tensione secessionista, della scarsa consapevolezza, della mancanza di politiche sociali, delle lobby, del voto di scambio, della presenza ingombrante di élite mafiose che lo determinano, tipici di un deficit culturale che da noi, ad oggi, persiste
tuttavia un sacco di gente ancora non decide di rimboccarsi le maniche e contare sulla propria e unica forza, nonostante i problemi evidenti, e forse questo è l'unico punto del quale non mi capacito: la lentezza a reagire, il masochismo perenne del mezzogiorno
tolto questo, però, non credo che noi siciliani abbiamo altra colpa [che non rientri nel comune disinteresse per la cosa pubblica, intendo] né che dovremmo sottoporci ad un qualche tipo di "esame"
praticamente da Roma in giù, siamo stati appena tagliati fuori da ogni progetto di sviluppo per quanto riguarda trasporti e ferrovie, mentre da noi crollano ponti e autostrade come se fossero di marzapane
in questi casi è comprensibile che si cerchino dei colpevoli, qualcuno contro cui puntare il dito, e in realtà è anche auspicabile, considerato che esistono responsabilità politiche, e che contro queste bisognerebbe insorgere:
va bene che la maggioranza dei siciliani le ha votate e che quindi in parte "meritano" quello che sta accadendo, ma è anche vero che quando queste personalità politiche sono inadeguate a gestire la situazione, allora devono essere delegittimate dal popolo, che è sovrano
anche così si educa una popolazione: dimostrando che il loro potere decisionale non si ferma al momento dell'elezione, ma che può servire a molto altro
oltretutto non credo, come te, nella sterile divisione terroni/polentoni [è sempre stata una distinzione che ha fatto comodo agli ignoranti in malafede], perché non esiste riscontro logico, perché non possiamo continuare a pensare di essere "noi" nel giusto e "loro" in torto, perché, come dico sempre, anche la polenta viene dalla terra :)
semmai è arrivato il momento, per noi, di dimostrare ciò di cui siamo capaci, e di farlo, per una volta, con il cuore rivolto al luogo dal quale proveniamo, anche e soprattutto per chi, come me, in questo momento è via per motivi formativi
per quanto riguarda invece il ritardo dei tg nazionali e della raccolta fondi, io non dispererei: fanno parte di logiche compassionevoli ed ipocrite del main-stream che [aggiungo, fortunatamente], non ci appartengono
Davide_