Nell'era dell'informazione, della globalizzazione, del consumismo, la riproduzione della realtà in forme simulate finisce per cancellarne i connotati intrinseci lasciandone soltanto una rappresentazione esteriore, che può, di volta in volta, essere caricata di significati - anche moralmente molto apprezzati nel tempo corrente - che però non possedeva in origine. Fin qua nulla di nuovo: basta ricordarsi un minimo di Benjamin e Baudrillard.
Ieri sera da Fazio si è consumato l'ennesimo ipocrita spettacolino televisivo radical-chic dedicato al grande Giorgio Gaber. Milioni di italiani si sono sintonizzati ad ascoltare e vedere la riproduzione dei suoi tesi e dei suoi contenuti anarchici, e li hanno applauditi felicemente. Ieri Gaber era un santo per tutti: pure per qualche ex-fascista, ci giurerei! Ieri Gaber, soprattutto era un santo per quelli che il 24 e 25 febbraio andranno a votare i partiti della "sinistra". Ieri Gaber era avvertito come un mito dalla borghesia di sinistra.
Mi domando come sia possibile non notare che la televisione capitalista trasmette sempre i messaggi anticapitalisti? Che il sistema democratico faccia spesso parlare chi democratico non è?
Gaber, il mio Giorgio Gaber, ieri non era in tv: c'erano i suoi testi e qualche caricatura del suo modo di gesticolare o di parlare. C'era quindi la sua riproduzione senza anima (Gabber)
Abbiamo assistito all'ennesima (una della tantissime) conferme che il sistema capitalistico di oggi favorisce e fagocita tutto ciò che nasce in sua opposizione: l'aver ridotto Gaber e De André, tra gli altri, a pezzi di una liturgia culturale che dev'esser universamente accettata dai buoni, contro i cattivi. Ma chi sono i buoni e i cattivi? non si capisce più. E soprattutto questa redutio ad unum della cultura, che ingrassa il sistema (anche nel senso dei consumi culturai) lavorando su fronti non ancora contestati perché non compresi nel loro potenziale demoniaco, è davvero un atto di salvezza? Questa commozione ricercata in tv; questo uso del tono di voce in modo calibrato e spettacolare; questo appropriarsi di Gaber per fondare una falsa opposizione radical che non fa altro che riprodurre i germi di quei mali segnalati da Gaber in tutta la sua opera. Tutto ciò mi sembra ridicolo. E frustrante.
Beh, quello che voglio dire, brevemente, è che sarebbe l'ora di guardarci nel cuore: noi sappiamo. Noi sappiamo che ci stanno prendendo in giro e che ci prendiamo in giro da soli. Sappiamo di non decidere, di non scegliere: lo fanno altri per noi. Sappiamo che questa non è la libertà a cui aspiravamo. Sappiamo di essere drogati da destra e da sinistra.
Sappiamo, ma facciamo finta di nulla. Io voglio sperare che tutti sappiamo, ma che siamo incapaci di cambiare. Perché se non sappiamo, se non abbiamo capito... non vedo molta luce.
Siamo ancora nella società dello spettacolo di cui ci parlava Debord? Forse lo siamo al suo punto massimo?
La politica è sempre più uno spettacolo, e meno programmi e azioni: lo vediamo da come sono fatte le campagne elettorali e da come si svolgono i dibattiti in tv. Dai "format". La prevalenza dell'immagine sul suo reale.
Questa è una tendenza generalizzata creata dal sistema capitalistico-consumistico per realizzare i propri fini. E, in mezzo a tutto questo, Giorgio Gaber diventa un oggetto di consumo: nella produzione seriale della sua immagine a discapito della sua realtà. Così l'anarchismo diventa un gioco; l'opposizione alla democrazia ed al voto... una parentesi di dolcezza artistica o uno stile; l'odio per il conformismo l'ennesimo pezzo di conformismo.
Fazio, e quelli come lui, sono i capitalisti della sinistra: quelli di maggior successo; quelli che hanno interiorizzato l'etica dello spettacolo e l'estetica del consumo; quelli che impongono il loro dominio morale attraverso i media e new-media. Quelli che profittano degli altri per sostenersi.
Il mio Gaber - che già di per sé, da quando diventa mio, non è più il suo di se stesso, ma vorrebbe tendere ad esso - sono certo che non sia andato ieri sera da Fazio a fare moda e a risolvere con un po' di emozione programmata e spettacolarizzata un sentimento collettivo di opposizione. Non lo risolve così, offrendo uno sfogo egoistico alle nostre pulsioni malefiche della quotidianità.
Non risolve l'anarchia... nella partecipazione morale democratica e borghese.
Basta.
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