lunedì 29 marzo 2010

Dal Consiglio Comunale anche qualcosa di buono...

Premetto che per motivi tecnici questa volta non possiamo fare la sintesi del Consiglio Comunale, come è nostra consuetudine.
Per questo motivo voglio solo esprimere soddisfazione per l'approvazione all'unanimità della modifica dello Statuto comunale con l'introduzione degli artt. 61 bis e 61 ter relativi rispettivamente ai "Beni comunali" e "Gestione del servizio idrico". Soddisfatto perché l'iniziativa intrapresa dal Partito Democratico di Patti, e condivisa subito dall'opposizione senza ricerca di meriti particolari, è stata il frutto della raccolta firme organizzata dall'Associazione NoveMaggio e da Legambiente, cioè da quella parte della società pattese più attiva e vitale. La tematica dell'acqua "bene comune" è stato al centro dell'attenzione di questi ragazzi, compreso il sottoscritto. Tuttavia rimane il rammarico di non aver partecipato alla ratifica della proposta di legge regionale, come altri comuni della Sicilia hanno fatto. Ma forse era chiedere troppo... per il nostro Consiglio comunale.
Altro motivo di soddisfazione è l'approvazione unanime di una deliberazione sulla "Consulta giovanile", progetto nel quale molti giovani pattesi hanno sempre creduto e che per troppo tempo è rimasta bloccata per mancanza di volontà politica. L'Assessore Giorgio Cangemi ci informa che ha già iniziato il giro di consultazioni e che l'iter procedurale - anche lo Statuto della Consulta - è a buon punto.
Dico fin d'ora, e credo che lo stesso Assessore lo abbia capito da tempo, che non avrò difficoltà a ringraziare questa Giunta, se attiverà la Consulta entro il suo mandato.
In fine, a renderci felici è anche la presa di posizione del Consiglio comunale in merito alla "questione Villa Romana": unanimemente, su proposta del consigliere di maggioranza Alessandro, si è approvata una mozione che "impegna l'Amministrazione comunale e tutti gli organi competenti: a porre in essere tutti gli atti necessari alla messa in sicurezza, in tempi brevissimi, delle strutture e dei mosaici del sito; a provvedere al reimpiego di tutte le somme disponibili per lo studio e la realizzazione degli interventi necessari al restauro dei mosaici e delle strutture, alla riparazione della copertura nonché all'esecuzione delle opere di drenaggio occorrende; a favorire nei tempi più celeri possibili, la restituzione alla pubblica fruizione della Villa Romana, provvedendo, altresì ad una migliore promozione del sito; a porre in essere ogni ulteriore azione finalizzata all'accertamento di eventuali responsabilità, anche di ordine erariale, ed al risarcimento degli ingenti danni d'immagine subiti dalla Città, disponendo sin d'ora la trasmissione del presente atto al Procuratore regionale presso la Corte dei Conti della Regione Siciliana".
Il documento si chiude con il preannuncio di forme di protesta clamorose che richiederanno il coinvolgimento dell'intera cittadinanza.
In particolare, oltre a stringersi tutti intorno al problema, e superate le divergenze sull'operato della Giunta - che pur permangono -, i consiglieri comunali, forse per la prima volta, compiono un gesto di grande peso politico: contesteranno fortemente - così almeno spero - l'operato della Sovraintendenza ai Beni Culturali di Messina, ponendosi contro questa, in una posizione di aperta critica.

Fin qui sembra un Consiglio comunale "tutto rose e fiori". Ma ovviamente non poteva esserlo. E comunque è giusto che non lo sia forzatamente.
Il sottoscritto ha lasciato l'aula del Consiglio comunale alle 21.40, a seguito dell'interruzione della seduta, per mancanza di numero legale, al momento della votazione su una mozione comune (o forse no, non si è ben capito) che impegnasse l'Amministrazione a risolvere il problema della scarsa qualità della mensa scolastica.
Con il punto n.6 all'Odg, l'opposizione consiliare interrogava la Giunta sul funzionamento del servizio di mesa. In particolare, veniva fatto notare in modo bipartisan (Aquino, Gigante, Tripoli), e mediante il racconto di alcuni episodi, come la qualità del cibo destinato ai ragazzi delle scuole pattesi sia stata fin'ora molto deludente. Il Consigliere Gigante, inoltre, poneva l'attenzione su questioni sindacali, citando una sentenza del 24 gennaio 2010 (ma, colpevolmente non l'abbiamo ancora reperita e non sappiamo dirvi di quale tribunale si tratti) che parla dei dipendenti comunali e del loro avanzamento di grado. Egli sostiene che, alcuni dipendenti un tempo impiegati al servizio di mensa comunale e poi trasferiti ad altro incarico, siano stati avanzati di grado senza aver beneficiato dell'aumento di stipendio previsto per legge. Per questo motivo parla di sfruttamento della manodopera. Il consigliere conclude ribadendo la sua volontà - e dunque la richiesta al Consiglio - di ritornare alla gestione pubblica comunale del servizio di mensa, reintegrando, in base all'altra competenza, tutti coloro che ci hanno già lavorato e che adesso si trovano a fare cose totalmente diverse. Proprio su questo punto si divide in Consiglio, anche se per qualcuno non sarà mai evidente fino al momento del delirio.
Il delirio si scatena a seguito del primo rientro in aula dopo la sospensione concessa per redigere documento comune. Nel documento non c'è espressa volontà di tornare alla gestione pubblica: solo dopo grida, parole forti, abbandoni e rientri in aula, si capisce che alcuni consiglieri potrebbero sostenere ancora il servizio privato perché l'obbiettivo è semplicemente avere una mensa di qualità. Concetto espresso chiaramente da Forzano: "Che lo faccia il pubblico o il provato non importa. A me interessa che i bambini mangino bene". Ma a Gigante continua a non andare giù. Si produce allora un altro documento, che però non è condiviso da molti consiglieri, soprattutto di maggioranza. E' bagarre. Seguirà sospensione per mancanza di numero legale e rinvio della seduta ad un'ora, sempre con la maggioranza del 50 percento più uno. Io, come credo quasi tutti i consiglieri, non sono più tornato. Lo statuto prevede allora che si ritorni il giorno dopo con la maggioranza dei 2/5. Ma anche in quella occasione non sono potuto intervenire e per questo motivo non posso raccontarvi cosa sia successo.

Ora, al di là del giudizio politico nel merito, quello che non va giù a me è l'inaccettabile incertezza procedurale con la quale si è operato venerdì scorso. Il Presidente vicario (consigliere anziano) Nino Mobilia, non è stato capace di tener ordine nel Consiglio (beh, forse era pure impossibile), ma soprattutto non è stato capace di chiarire, su base statutaria, come si dovesse votare e cosa. La bagarre, con un Gigante un po' sopra i toni e la follia generale, si è scatenata perché non si sapeva quale dovesse essere il documento da votare prima: quello redatto durante la prima sospensione, in modo quasi comune, ma che non piaceva a Gigante... o quello che si è prodotto dopo, a seduta in corso, e che prendeva una posizione più netta?
Io non lo so come si dovesse procedere (ma vi assicuro che mi informerò), tuttavia ripeto: è inaccettabile che non lo sapessero loro.


Sebastian Recupero

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