giovedì 28 ottobre 2010

Liceo scientifico: lettera autonoma, e forse anarchica, alla mia (smarrita) società civile.

Cari lettori, e comunque lettori anche poco cari,
oggi pomeriggio ho preso parte ad un incontro tenutosi nell'aula magna del Liceo Classico di Patti.
"Il solito incontro con le solite chiacchiere sul problema del liceo scientifico", si potrebbe dire. Ma non è esatto: ho apprezzato tantissimo la presenza di tecnici, sindacalisti e precari che hanno parlato della riforma Gelmini, dei tagli di Tremonti e del valore della conoscenza. Purtroppo, a lungo si è finito per fare la solita retorica sul problema della struttura liceale, non considerando nessun punto di vista politico ma ricercando una inutile e inopportuna apoliticità. In più, e lo penso realmente, qualcuno ci ha speculato in termini di propaganda elettorale. Resta, ad ogni modo, la serietà dell'incontro che i ragazzi sono riusciti ad organizzare (e la complessità dei problemi che hanno voluto esporre), al di là del fatto che, alla fine, ci si sia appassioni solo alle contingenze, alle micro-vertenze. Questo anche perché, da un lato, siamo in campagna elettorale; dall'altro perché i genitori sono sempre un po' distaccati dai problemi reali e hanno una visione spesso incompleta del problema.
Dirò subito che la mia contrarietà a questa occupazione (per motivi ampi che spaziano dalla sociologia alla filosofia al realismo, e che non sto qui a raccontarvi) non mi ha impedito di essere al fianco degli studenti anche stavolta. Non foss'altro che le questioni sociali e politiche, e le istanze dei gruppi sociali, rappresentano il senso della mia esistenza.
Adesso però è giusto fare un discorso onesto: credo che la coscienza sociale dei ragazzi del liceo non si sia svegliata, e non sia carica di motivazioni complesse, per tutti quanti allo stesso modo. Non è motivo di cattiveria affermare che sono ben pochi quelli che capiscono fino in fondo i problemi reali. Lo dico perché io stesso, al liceo, - seppur con una progressiva presa di coscienza - sono stato, alle volte, solo un appassionato di sogni astratti o di discorsi semplicistici. Oggi sono ancora un appassionato di sogni di cambiamento e di verità...ma con una coscienza strutturata.
Ecco, possiamo accettare dunque la considerazione per la quale i ragazzi siano un po' incoscienti e che spesso le loro proteste perdano di significato; ma non possiamo accettare che sia così per i genitori, i docenti, i dirigenti scolastici.
Si, l'occupazione i ragazzi non la devono fare: infatti dovrebbero occupare gli adulti, cioè quelli che hanno tutti gli strumenti per capire! Quelli che però, in fin dei conti, non hanno mai capito che si sta rubando il futuro dei loro figli e di intere generazioni. Quindi no, nemmeno loro possono occupare.
Ma, direte, "oggi i genitori erano schierati al fianco degli studenti". Lo erano: con le parole. Purtroppo, per una vita, non lo sono stati con i fatti.
Proprio qui che il mio discorso sembra ingarbugliarsi, arriverò velocemente al nocciolo della questione.
Dell'unità dei consiglieri provinciali o dei sindaci, con la volontà di non dipendere dalla loro appartenenza politica per il raggiungimento di un obiettivo comune, non me ne frega nulla. E non me ne frega nulla perché nessun obiettivo è comune, in politica.
Questo governo nazionale, infatti, così come molti altri governi in passato, ha deciso che sull'istruzione non si deve investire, chiarendoci dunque che essa non rappresenta una priorità per lo sviluppo sociale, culturale ed economico della nostra società. Per carità, una scelta politica che si argomenta in un disegno ideologico ben preciso, del tutto rispettabile. E fin qui ci siamo: non ci sono scelte oggettive.
Ora, sfortunatamente per noi, anche alla Provincia esistono i partiti: e sono grossomodo gli stessi che troviamo sullo scenario nazionale. E non so se qualcuno di voi sa che la Provincia Regionale di Messina, da oltre quarant'anni, è governata dal centro-destra, sotto varie forme e rimescolamenti.
Anche qui le scelte potrebbero non essere oggettive?

Analizziamo.
I compiti delle provincie sono essenzialmente questi: strade provinciali, strutture scolastiche, tutela ambientale... e poco altro.
Dunque: intorno all'anno 2000 o poco prima, il Consiglio Provinciale aveva stanziato, nel bilancio, i soldi necessari alla costruzione del liceo scientifico di Patti (quindi la possibilità economica c'era). Ma, senza troppe sorprese, questi soldi sono stati subito stornati e ridistribuiti su altri fronti: non mi pare che ci fossero particolari criticità e che quindi un'emergenza più grande avesse messo in condizione i consiglieri di scegliere altri investimenti.
Beh, sul fronte dell'edilizia scolastica, a parte il favore a qualche politico importante o la rispondenza a qualche logica lobbistica che ha portato al finanziamento di alcune strutture, si proceduti abbastanza male. Unica cosa fatta è stata buttare soldi nel cesso, pagando le locazioni.
Ma per fortuna queste amministrazioni provinciali monocolore hanno impedito la devastazione del territorio con un attento controllo sulla cementificazione e la messa in sicurezza delle zone a rischio idrogeologico, oltreché con la particolare cura delle arterie stradali provinciali. Oppure non basta nemmeno l'ironia, per evitare di ricordarvi ancora storie di morti e di sfollati, di attività commerciali e industriali costrette a chiudere, di aree agricole abbandonate, di cemento e di rabbia. Ma purtroppo anche di connivenza: di tutti noi.

Ad ogni modo, fino al mio ingresso sulla scena e alla partecipazione alla battaglia del liceo di Patti, soldi di provenienza provinciale ne sono stati spesi parecchi su svariati fronti: male evidentemente, se non si è stati in grado di rispondere ai pochi compiti che l'Ente detiene. Dopo di ché, il martellante problema del reperimento del denaro, è stato al centro di ogni discussione ed è diventato una cosa che sta nei fatti, quasi normale. E invece, cari amici lettori, non è normale.
Io faccio questa semplicissima lettura: o il centro-destra provinciale non crede e non ha creduto nell'importanza dell'istruzione pubblica (come il governo nazionale fa per scelta) oppure siamo di fronte a gravissima (sottolineo gravissima) incapacità amministrativa, oppure ancora si è preferito perpetuare un sistema di micro e macro assistenzialismo e clientelismo che ha fatto contenti tanti elettori, in tante situazioni. E chi se ne frega: a scuola ci vanno quelli che sono allo scuro di come funzionano le cose e che hanno scarsa influenza sociale, ai quali non si può comprare il voto in qualità di studenti. Lo si comprerà domani in qualità di disoccupati.
Ma io sono convinto che la verità comprenda tutte e tre le ipotesi: per continuare a spartirsi posti di potere e a perpetuare il loro controllo sulla popolazione si adopera il sistema clientelare distribuendo risorse economiche nel breve periodo ad alcuni soggetti o enti; questo consente di non esser giudicati in base ad un criterio di meritocrazia e quindi è facile essere rieletti anche se si è incompetenti; in fine, per questo motivo, non c'è bisogno che tutta la gente sia istruita e che le scuole siano pensate come una cosa seria. Tanto comandano i Baroni. E comanderanno anche su di noi: giovani oggi, arruolati nel sistema domani.
Tutto questo discorso è utile, a mio modesto avviso, a comprendere quale siano considerate oggi le cose davvero importanti per chi ci governa, ed in generale, per la maggioranza dei cittadini. E cioè: la detenzione del potere, l'accumulo del capitale, la sicurezza illusoria nel curare solo il proprio giardino a scapito di chi non ha la fortuna di avere santi in Paradiso, l'uovo oggi e mai la gallina domani.
Vedete, per me è impossibile fare qualsiasi discorso apoliticamente, senza ideologia. Le micro-vertenze sono figlie, come reazioni fisiche di corpi che continuamente si scontrano, delle grandi vertenze.
Oggi le grandi vertenze sono la legalità, il lavoro, l'economia sociale (cioè di tutti) e l'ambiente. Io non riesco ad immaginare ogni altro discorso, seppur piccolo, contingente o limitato ad azioni di minor respiro, slegato da queste grandi tematiche. E infatti nulla è slegato, per me.
Quello che abbiamo di fronte da sempre, e quello che abbiamo di fronte oggi guardando alla classe politica, è un disegno conservatore, capitalista (e smettetela di sbuffare davanti a questa parola, che vi sta mangiando la vita), criminale, mafioso e baronale. Questa è la verità. Solo questa.
E' un disegno di turbo-capitalismo (precarietà per molti; illegalità, egoismo, prepotenza e astuzie finanziarie poco trasparenti per pochi) perché moltissimi hanno il sogno fasullo della ricchezza economica e nessuno quello della ricchezza morale. E' un disegno di turbo-mafia perché la mafia non è esterna alla politica, ma la politica è diventata la mafia vera con la nostra complicità.
E poi la politica è divenuta il regno del potere: il potere come vera ricchezza. E' forse questo il punto principale.
Per portare avanti questo disegno, potete ben capire, che non servono buoni amministratori: serve solo gente senza scrupoli, che fa leva sulle vostre paure, sulle vostre ansie primordiali e sulla vostra vulnerabilità. Sul lavoro come sulle altre condizioni sociali precarie.
Ecco perché gli amministratori che abbiamo, e che oggi accusate di inadempienza perché vi si palesato di fronte un problema che "trascende" la vostra quotidianità (e, per altro, li accusavate anche ieri, accorgendovi sempre, per qualche giorno, degli stessi problemi di oggi) li avete rivotati e forse li rivoterete ancora.

Per il liceo scientifico di Patti dunque, al di là del nuovo bando (l'ennesimo) che ci hanno promesso, e del fatto che forse stavolta qualcosa si riuscirà a fare davvero (speriamo), resta un'unica verità: la scuola pubblica non è stata e non è ancora una priorità. E per chi ha fatto parte e fa parte del centro-destra - e che a volte rimescola le carte per non fare comprendere il peso della propria corresponsabilità e della propria colpevolezza morale o fattiva, con cambiamenti di casacche, di bandiere, di toni, o con innovazioni ideologiche (ultimante va di moda il sicilianismo e l'autonomismo) - non può, per quanto mi riguarda, fare oggi opposizione a quello che ha rappresentato per anni. Non può tirarsi fuori dal sistema che egli stesso ha contribuito a costruire e a tenere in piedi, approfittandone, di certo, in più occasioni. Non può usare toni comiziali - o toni buonisti e deideologizzati contro i toni comiziali di altri - per attribuire la responsabilità sempre ad altre persone. Il problema qui, prima che essere rappresentato dalle persone nella loro individualità e umanità, sono i sistemi politici! E pure tu, caro Cerreti, ne fai parte. E pure tu, anche se da quella opposizione di comodo e anche se dici delle cose molto giuste, caro Luigi Gullo, ne fai parte. E pure tutti gli altri.
E voi adulti, genitori, come fate a lamentarvi oggi? Di cosa vi lamentate?
Insomma c'è qualcuno che è confuso: politici che si dimenticano perché appartengono ad un partito; genitori che non sapevano di aver votato qualcuno che in realtà non la pensa come loro. Gli studenti sono spaesati. E io sono per strada, a domandarmi quand'è successo tutto ciò. E perché.
Ma sono scene già viste dai mie occhi. Ad esempio, come sull'Ato rifiuti e l'Ato idrico al Comune di Patti: l'opposizione di centrodestra contesta il Sindaco per aver accettato il regime della Tia (tariffa di Igiene Ambientale) illegittima ...e approvata con tutte il resto delle porcherie e delle spartizioni dai politici del proprio partito a livello provinciale; oppure sentir pronunciare al consigliere Aquino (Pdl) le parole "sono rammaricato per la proposta di privatizzare l'acqua fatta dal mio partito a livello nazionale". Ma a tutto c'è un perché, cristo santo! Forse solo loro non lo sanno.

Bene cari amici. Alla fine di questa storia i genitori non avranno mai protestato davvero e smetteranno di sostenere la protesta dei figli; i figli per la gioia dei genitori non occuperanno più un bel nulla e penseranno solo a studiare, che è una cosa seria; i politici continueranno a perpetuare il loro potere sui genitori, inclini a svegliarsi dal loro letargo morale solo a tratti. E qualcuno solo perché tra qualche mese si vota.
Ma che volete, la storia di questa gente è stata, prima di questo intralcio, una storia di fatti sociali e di gran travaglio: una madre, forse, un giorno, decise di costruire una veranda abusiva sulla propria terrazza per assecondare la sua voglia di casa, di cose, di spazio per accumulo e eleganza; uno di quegli uomini era innamorato dall'idea di una casa sull'argine del fiume o forse non sapeva che avrebbe costruito la sua casa su un argine di fiume; uno degli altri la voleva sul mare, la casa; uno in un cucuzzolo di montagna dove costruivano solo magazzini agricoli, chissà poi perché; un ragazzino si era truccato lo scooter; un adolescente non aveva pagato il biglietto del treno; un altro aveva preso esempio da papà e si era fatto levare una multa per divieto di sosta o parcheggio non pagato; uno studente continuava a copiare la versione di latino perché la scuola e la vita gli avevano insegnato che bisogna essere furbi e non curiosi e onesti; un papà imprenditore aveva scaricato i suoi grandi rifiuti nell'alveo di un piccolo fiume. E intanto un rumeno rubava la pensione della vecchietta: perché glielo avevano insegnato gli italiani come si fa e che si può fare, in Italia. E perché come gli altri italiani che rubano, essi sono fuori dalla società: espulsi dal capitalismo e dalle sue contraddizioni. E forse salvi.
Un sistema universale di mafiosi: il sistema NOI.
E fanculo dignità del lavoro, fanculo libertà, fanculo morale cattolica, fanculo sviluppo sostenibile, fanculo progresso, fanculo tutto.
Fanculo pure alle tragedie annunciate e ai morti; all'eolico, che da fonte di energia rinnovabile diventa fonte rinnovata di corruzione; alla raccolta differenziata o alla riduzione del peso dei rifiuti che muore nelle discariche ancora rinnovate; fanculo ai ricercatori e ai precari; agli studenti universitari senza raccomandazione che faranno i camerieri; fanculo a tutti i disoccupati; fanculo ai giovani; fanculo agli anziani.

Oppure no.


Io non venderò mai il mio voto. E non venderò mai la mia dignità di uomo.


Sebastian Recupero

1 commento:

  1. Spero solo che le nuove generazioni che frequentano e frequenteranno lo Scientifico di Patti continuino a credere in una causa giusta che non è solo un diritto per la vostra sfortunata cittadina, ma per tutto un territorio martoriato, costellato di incompiute e di sogni infranti. Che i ragazzi continuino a far sentire la propria voce in modo giusto, senza stereotipare i motivi dei loro gesti, come purtroppo a volte accade.

    RispondiElimina