lunedì 31 gennaio 2011

Cine-teatro comunale: il forte richiamo del Forum delle associazioni

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO IL COMINICATO STAMPA DEL FORUM DELLE ASSOCIAZIONI PATTESI IN MERITO ALLA RISOLUZIONE DEI PROBLEMI LEGATI AL CINE-TEATRO COMUNALE DI PATTI E AL PROSSIMO BANDO DI GARA PER LA NUOVA GESTIONE.


Il Forum delle Associazioni Pattesi, in merito all'irrisolta questione del "Cine-teatro Comunale" e alla ormai nota proposta presentata dal suddetto Forum all'Amministrazione, dichiaratasi disponibile ad accoglierla, comunica quanto segue.

Il Forum ribadisce e fa presente a tutta la cittadinanza di aver profuso grande impegno nella formulazione della proposta per il cine-teatro comunale. Già dallo scorso mese di settembre, l’Amministrazione comunale, nelle persone del sindaco Dr. Venuto, del vice sindaco Dr. Gullo e dell’assessore Dr. Impalà, aveva assunto impegni ufficiali per la questione del cine-teatro.
Dopo l’iniziativa del Forum, era stato anche il Consiglio Comunale tutto - maggioranza e opposizione – ad incoraggiare una risoluzione concordata della questione, durante la seduta del 06/09/2010. A ciò è seguita la fase tecnica della modifica del bando di gara per l’affidamento in gestione della struttura pubblica. In questa fase, conclusasi già da diversi mesi, il Forum ha nuovamente profuso profondo e sincero impegno, lavorando fianco a fianco con i preposti uffici comunali alle modifiche da apportare, sempre in un clima di collaborazione, nonostante i ritardi non certo imputabili al Forum.

Nell’ultimo incontro, avvenuto pochi giorni fa con il Sindaco dott. Giuseppe Venuto, il Forum ha ricevuto rassicurazioni dall’Amministrazione, la quale intende intraprendere i lavori di ristrutturazione dello stabile entro, e non oltre, quindici giorni. I lavori, inoltre, avranno una durata massima di venti giorni lavorativi, al termine dei quali sarà pubblicato il bando di gara.

Il Forum delle associazioni pattesi considera inaccettabile che ad oltre sei mesi dall’avvio dei colloqui con l’Amministrazione Comunale e nonostante i reiterati solleciti, fino ad oggi nessuna azione si sia ancora concretizzata. L'intollerabile lentezza nell’avviare la ristrutturazione dei locali e nel predisporre il bando per l’assegnazione degli stessi ad un gestore, ha comportato inevitabilmente il mancato avvio della stagione teatrale 2010-2011. Neanche il Consiglio Comunale, nelle sedute successive a quella del 06.09.2010, si è occupato in modo fattivo e concreto della questione. Tutto ciò dimostra che non è stata compresa l’urgenza di affrontare e risolvere nel più breve tempo possibile il problema.

Il Forum delle Associazioni Pattesi chiede pertanto all'Amministrazione un cambio di passo deciso nell’affrontare la questione e di dar seguito agli impegni assunti in modo chiaro e preciso. Confida che tali impegni vengano mantenuti e si dia immediata, esaustiva e veritiera comunicazione, al Forum e alla cittadinanza tutta sul loro sviluppo.

Il Forum ribadisce la propria disponibilità al dialogo e alla collaborazione per affrontare al meglio le ormai ineludibili questioni culturali e sociali che stanno emergendo nella nostra città e, anche a tal fine, richiede che prima della pubblicazione del bando venga effettuata una verifica congiunta sul recepimento nello stesso delle proposte avanzate dal Forum.

Infine, comunica di essere pronto ad indire una mobilitazione delle Associazioni, coinvolgendo cittadinanza e stampa, nel caso in cui l'Amministrazione non dovesse dare seguito agli impegni assunti.

Il Forum delle Associazioni di Patti

sabato 29 gennaio 2011

Stiamo, di nuovo, sbagliando tutto.

E' da un po' di tempo che penso di scrivere un articolo così. Adesso forse è giunto il momento di farlo.
Il tema, e stavolta non posso proprio evitarlo, è quello delle prossime elezioni amministrative.
Premetto che da circa un anno (e forse più) vedo troppo "movimento" attorno alla consultazione elettorale: nascono numerosissimi gruppi, associazioni più o meno reali, si presentano innumerevoli candidature alla carica di sindaco...ma sono certo che la parte più bella e divertente (o meno divertente) sarà la conta di cittadini pattesi che abiscono al Consiglio comunale.

Badate, al di là del fatto, puramente testuale e anche filosofico, per cui si dice che tutti i cittadini possono fare politica e ricoprire cariche, anche amministraive , credo che questa cosa, in effetti, non sia vera. Non tutti posso fare politica. Lo dico assumendomene la responsabilità e lo confermo: non tutti possono, non tutti devono.

In questi mesi ho visto un po' di tutto e francamente sono nauseato. Non perché penso di essere io il detentore della verità, quello che in assoluto ha sempre ragione mentre gli altri hanno torto. Anzi. Io faccio, piuttosto, un discorso politico nel suo senso più complesso e ampio.
Innazitutto analizziamo il problema. Patti è un centro della costa tirrenica della provincia di Messina nel quale da anni si sono smarrite l'identità e le vocazioni. Non riesce più, la nostra amata città, ad avere una serenità ed un orgoglio, che pur ha conosciuto in tempi lontani, che la rendano capace di essere produttiva (e con questo non si vuole accennare solo ad una effimera materialità) ed attrattiva. Attattiva di risorse di vario tipo, di contaminizioni sociali ed economiche. Produttiva di idee, beni e servizi che ne sanciscano una autosufficienza che, sola, può fare da trasporto per tutte le altre istanze del vivere umano. Una città energica e, scusatemi per il termine poco ortodosso, "frizzante". Che sia colpa solo delle ultime Giunte e degli ultimi sindaci (e vicesindaci!) che ci hanno guidato è tutto da vedere - e lo so che sembra strano detto proprio da me -. ma di certo sappiamo che con la mediocrità e l'insufficienza culturale e politica di Gullo, Venuto e affini, i problemi veri della città (quelli profondi) sono tuttì lì, ancora irrisolti. Non è solo questo ovviamente, penso di saperlo bene, ma preferirei parlarne più avanti.

Ora, la poltica non è il discorso fatto al bar. Essa prevede almeno due componenti operazionali alle quali non può rinuciare: l'idea e le competenze. Ma anche in questo caso occorre precisare qualcosa: per idea, il sottoscritto (e moltissima gente che io sono solito frequentare, anche attraverso libri di vario genere), è, e deve essere, la semplificazione terminologica di "modello ideale". Non parlo infatti di avere un'idea su dove costruire una nuova strada e come, o su quale nuova opera avveniristica "regalare" al nostro comune per rilanciare non si sa poi cosa. Parlo dell'idea complessiva della vita di una città. Del suo presente e del suo futuro.
E aggiungo: di questa idea "direzionale" e "contenitore", bisogna prevedere l'impossibilità di una sua corruzione con metodi e azioni derivanti da altre idee. E' necessario adesso abbandonare la definizione, forse imprecisa, di "idea" per farla diventare "sistema ideale". Questo cambio di definizione serve a chiarire i termini del discorso ulteriormente: un "sistema", di fatti, - cito wikipedia - "nella sua accezione più generica, è un insieme di entità connesse tra di loro tramite reciproche relazioni visibili o definite dal suo osservatore umano o da una rilevazione strumentale ripetibile". In parole povere è una costruzione perfetta dove, dall'inizio alla fine del suo processo, si mantiene una coerenza di fondo. Tutte le parti del sistema sono quindi coerenti.

Se parliamo allora di sistema ideale in politica, possiamo affermare che tutte le azioni di una amministrazione o di un governo devono essere coerenti tra loro e tendere tutte al medesimo obiettivo.

Bene, abbandonando le vie terminologiche, dopo aver analizzato un possibile modello dell'agire politico, torniamo, per gradi, alla nostra realtà.
E' la realtà è che quando l'approccio sopra citato non è praticato nel mondo della politica, succede quello che sta succendo a Patti. Per dire la verità il problema non attanaglia solo la nostra comunità, ma tutto il tessuto nazionale e, forse, globale.
Anche se conosco già le critiche che verranno condotte su di me e sul mio pensiero, ritengo di dover dire quello che penso, e cioè che la fine forzata delle ideologie, non solo nelle loro manifestazioni storiche, ma della possibilità della loro esistenza, ha comportanto uno smarrimento che ci ha da tempo condotti ad un nuovo medioevo.
E' ascrivibile alla caduta delle ideologie l'incapacità di condurre una vita politica ordinata e scrupolosa.

Certo, riflettere su questi temi in una realtà come quella di Patti che si avvia ad un cambiamento ancora fittizzio e inconcreto, non è un'operazione di grande impatto: ma per me è irrinuciabile parlarne, abituato come sono ad avere una idea organica della vita del mondo e cosciente del fatto che una borsa di plastica gettata in mare a Palermo determinerà effetti anche tra le montagne del Tibet.

Ora, perché ci lamentiamo di Gullo e Venuto? Perché essi non hanno saputo condurre il treno cittadino su binari saldi che avessero una stazione di arrivo chiaramente definita. Ma questa cosa, a ben vedere, la pensiamo in pochi: piuttosto l'opinione comune volgare (da bar) è "non ficiuru nenti".
E' necessario sconfessare questa gente in quanto questa amministrazione ha fatto un sacco di cose (senza ironia). Peccato che, oltre a quelle relative alla gestione dello staus quo - non tutte brillantissime -, le cose che dovevano determinare un cambio di rotta non hanno avuto nessun senso, perché fuori da ogni contesto sistemico e casuali. Per altro l'unica vera idea, o approccio sistematico ad un progetto, è stato cercare di realizzare il motto "Patti, città dei servizi".
E a ben vedere questa "città dei servizi" non è gran cosa: non sappiamo dove sia stata relegata la qualità dei suddetti e se alcuni sono davvero utili (vedi facoltà di Giurisprudenza).

In effetti, tutte le cose "nuove", a dirle, sono belle e positive: "facciamo un aereoporto!"; "costruiamo il ponte da Patti a Lipari!"; o, per non esagerare e restare nel campo delle idiozie reali "facciamo il porto!" oppure "riapriamo il carcere". Certo, i posti di lavoro così li creiamo, ma se, tra qualche anno, queste mostruosità cominciano a non funzionare più... i costi chi li paga? E quanto saranno salati? Il punto è che poi queste cose si avverano... e quando si avverano comincia la battaglia, irrazionale e orgogliosa, per salvare questa o quella "situazione".
Per cui ritengo che chi amministra debba saper leggere il libro di Patti (non me ne voglia De André) e del suo comprensorio, per disegnare e modellare sulle proprie esigenze e sulle proprie peculiartà un futuro sostenibile.

Un futuro che, torno a dire, deve essere inquadrato ideologicamente in modo più forte, anche in contrapposizione con i modelli di sviluppo, o con i metodi, che si sono predicati altrove. A questo proprosito, costruire una nuova identità della nostro comune partendo da quello che ci hanno lasciato i nostri avi, ci consentirà di trovare un equlibrio e uno stile di vita tutto nostro, particolare e anche affascinante. Affascinate perché la prospettiva da inseguire non dovrà essere l'omologazione ad altre città e ad altre realtà , ma la diversità.

Per questo, e per il fallimento del modello economico e culturale capitalistico, reputo delle idiozie : le economie basate sul cemento fini a loro stesse; i centri commerciali che siano tempio del consumo e che, dopo aver ucciso la rete del micro commercio cittadino, andranno in fallimento; i porti che non si sa bene, al di là del solito discorso facilotto sulle isole eolie, chi debbano portare e perché; le carceri come fonte di economia per una città; e tutto quanto ci sia di affine.

Detto ciò, andiamo oltre. Tanto si sa che "sono lungo".
Voglio ripartire da questo assunto: Gullo e Venuto non sono il problema, ma la conseguenza del problema.
Quindi stiamo cercando qualcosa più profondo. Qualcosa che, in fine, ha a che vedere con la nostre virtù civiche. Infatti, se tutti noi cittadini pattesi fossimo dei virtuosi della civitas (e credessimo nelle istituzioni... che chiamiamo in causa solo per qualche danno che ne riceviamo) innazitutto non accetteremmo di essere pagati per votare questa o quella persona: è sintomo di subalternità ai gruppi di potere e non di furbizia. In oltre ci idigneremmo: perché la città è sporcata da concittadini incivili e le istituzioni non provvedono a redarguire nessuno; perché le nostre spiagge sono sporche; perché in mare ci finiscono fogne abusive; perché ci sono discariche nei nostri torrenti; perché al comune non ci forniscono i documenti che ci servono in tempi brevi; perché in Consiglio comunale ci vanno persone che a volte non capiscono nemmeno di cosa si parli o che non sono mai intervenute su nessun tema perchè incapaci e analfabeti; perché i beni pubblici di utilità e quelli artistici vengono abbandonati a loro stessi; perché forse esiste la possibilità di farsi annullare una contravvenzione; perché l'unico servizio sul quale si doveva spingere di più a Patti è il Liceo scientifico (mentre aumentava il suo numero di iscritti) e invece non si è fatto; perché si è costruito ovunque, e a dismisura, facendo gli interessi della massoneria e dei costruttori e deturpando irreversibilmente l'ambiente; perché c'è una cazzo di concattedrale verde a forma di pattumiera e nessuno sa a che cosa serve realmente; perché si conferiscono cittadinanze onorarie a volte in modo ambiguo e a volte senza cognizione di causa a personaggi dubbi o comunque irrilevanti per la città, i suoi sentimenti e la sua costruenda identità; perché un sindaco così...davvero non si può. E tante altre cose.

Ma non ci indignamo... perché a noi, in fondo, non interessa altro che di noi stessi. Si, è così.
E perché molto spesso abbiamo tratto benefici da questo stistema. Ovviamente tutti benefici fittizzi e momentanei.
E poi però ci sono quelli che vogliono "cambiare": perché è giusto, perché "adesso basta", perché "non ficiuru nenti", perché si può fare questo, quello e quell'altro. Ma, nella sostanza, come intendono cambiare? Andando ancora una volta a portare il consenso ai sistemi di potere che hanno generato i mali della società odierna, in modo più o meno evidente?
"Cambiamo", dicono in molti: ma dovremmo cambiare davvero, non solo con le intenzioni e proponendo la nostra alterità come la cosa sicuramente migliore. La soluzione, a volte, rischia di essere peggiore del male. Noi rischiamo di essere peggiori di Gullo, se non ci decidiamo per un cambiamento complessivo nel metodo, nei contenuti di fondo (e non sono nelle applicazioni superficiali), nella direzione e anche nei nomi della gente con la quale si ha a che fare.

Io detesto chi è amico di tutti. Non si può essere amici di tutti. Figuartevi come detesti chi pensa che la politica sia univoca e che le azioni politiche possano essere condivise nello stesso modo da tutti. Non esiste una "politica del fare": è una finzione post-ideologica e berlusconiana. Esiste la politica. Punto.
Molti nuovi gruppi contro Gullo e Venuto parlano di clientelismo solo adesso (all'improvviso è il tema giusto per buttare giù dal cavallo quelli che per ora comandano) -  comunque dico "finalmente!"- e si adoperano nel citare quello che l'amministrazione poteva fare e non ha fatto. Ma cazzo, non basta.
Ma chi è il cambiamento? quelli che hanno la tessera dei partiti che hanno sperperato (e intascato) i soldi nell'ATO ME 2?
Quelli che hanno la tessera del partito che ha creato gli ATO?
Quelli che hanno la tessera di partito degli stessi politici che hanno piazzato i loro uomini negli ospedali?
Quelli che hanno la tessera del partito che ha distrutto questa regione e questa provincia?
Quelli che hanno la stessa tessera di partito di chi non ci hanno fatto realizzare il Liceo di Patti?
Quelli che hanno la tessera di partito dei mafiosi condannati a 7 anni per mafia?
Quelli che hanno la stessa tessera dei partiti che hanno fatto clientela e assistenzialismo con minor forza qui in città, ma con più forza negli altri enti e paesi?
Quelli che vi hanno fatto fare il corso di formazione, istituito ad hoc?
Quelli che organizzano le sagre e le feste per dare la parvenza di amare la città?
Quelli che vi volevano privatizzare la gestione del servizio idrico?!!
Quelli che sono inseriti nei sistemi di poteri a tutti i livelli?
Quelli che prima sono stati eletti per stare in un sistema di potere, con i metodi di chi è eletto per clientela, e poi fanno gli oppositori solo per divisioni interne??

Questo è il cambiamento?

Allora, mi rivolgo a tutti i pattesi che stanno, in questi giorni, preprandano le proprie liste ed i propri programmi: cercate di capire fino in fondo quello che state facendo e dove state andando!
Tutto quello che ho scritto fino ad adesso, in effetti, doveva essere solo la prmessa del discorso che volevo fare! Credo che mi toccherà, da ora, essere molto breve. Brevissimo.
Il titolo del post l'ho messo subito stavolta, prima di scrivere. "Stiamo, di nuovo, sbagliando tutto". Esso si riferisce sicuramente all'impostazione che ho di sopra cercato di descrivere. Ma contiene anche un appunto (e forse più di un appunto) sulla strategia perseguita dagli oppositori in questi mesi che precedono le elezioni.
5 o 6 candidati alla carica di Sindaco sono sicuramente un fatto interessante. Ancora più interessante saranno le centinaia di persone candidate al Consiglio comunale.
Chi mi conosce sa che sono decisamente contrario alle Sante alleanze contro il nemico comune. E in effetti esse non hanno mai funzionato perché, soprattutto, con i presupposti che vediamo solitamente, perdono i caratteri dell'azione politica organica di cui ho detto all'inizio.
Però, rimandendo fedele al principio della necessaria diversità e eterogeneità dei gruppi e delle idee, non posso non notare come qui si sia arrivati all'eccesso opposto. Non tanto perché i candidati siano troppi (e lo sono, per una cittadina piccola) ma perché metodologicamente si è partiti dalla volontà individuale, e, fatemelo dire, dalla presunzione personale, di candidarsi rappresentando una vera, pura, identità alternativa. Da questo discorso escludo chi per me non rappresenta minimamente il cambiamento cioé Mauro Aquino e Luigi Gullo. Essi sono l'espressione di una base che li ha voluti e li vuole. Mi spiace molto.

Gli "outsiders" (non parlo dei candidati, ma della gente che fa politica in un certo modo) se davvero non sono l'espressione di nessun gruppo di potere e/o partito politico che ci ha governati a vario livello, hanno il dovere di incontrasi tra loro per capire se i loro obiettivi sono comuni, se le loro strade sono compatibili e se riescono a trovare un sistema di idee unico. Se poi non ci riescono... ognuno andrà per la sua strada.
Ma prima del candidato viene la politica. Il candidato (come i sindaci e i vicesindaci attuali che sono espressione del problema) è espressione di qualcosa: in questo caso di una certa politica alternativa.
Voglio solo fare una considerazione, senza aggiungere altro nel merito: io non credo che Enzo Russo, Carmelo Favazzo e qualcun altro, sulle idee non troverebbero convergenza. Certo non posso affermarlo con certezza, ma è probabile. La dialettica, la discussione reale sui temi, le azioni e i punti di vista ideologici o ideologizzati, può comportare la nascità di una direzione politica anche forte.
Purtroppo spesso si fa di testa propria e si perde un'occasione.

Ora, voglio precisare che non sto invocando nessuna alleanza, ma semplicemente denunciando un rito inutile come quello dell'affermazione egoistica della propria individualità.E questo succedoeperché la poltica si fa solo quando ci sono le elezioni in vista!!!

Sulle associazioni e i gruppi che sono sorti a ridosso delle elezioni vorrei solo commentare che, alcune di esse, stanno facendo passare un'idea qualunquistica dell'azione politica e che invece, dovrebbero selezionare con serietà sia gli alleati, che le idee, che i sentimenti, che le persone che proporranno quale nuova classe dirigente. Personalmente nemmeno io, che pure potrei dare la parvenza di uno che di politica ne mastica, mi sento molto sicuro di saper adempiere ad un mandato così importante come è l'amministrazione cittadina, foss'anche nel ruolo del consigliere comunale. E lo dico, badate, non per modestia o falsa modestia ma perché realmente alle volte ho paura di non saper interpretare bene quel ruolo che le nostre democrazie conferiscono ai rappresentanti del popolo. E penso che, un socialista un po' anarchico come il sottoscritto, non possa stare bene in mezzo a quella cosa difficile da capire e da mediare che è la politca operativa, avvolta, per altro, da corruzione e interessi di vario genere.
Molto spesso, in fine, succede che la volontà di agire riesce a prendere il sopravvento e a sollevarmi da queste paure, conducendomi anche di fronte alla prova, dove correrò il rischio di fallire tutti gli obiettivi ma anche quello di realizzarli.
Mi rammarico e mi deprimo solo quando vedo che tutti possiamo fare politica.

Alla fine non so cosa accadrà. Non so nemmeno cosa farò io.
Intanto, senza nascondermi, cerco di comunicare sempre le mie istanze e le impressioni. In modo tale da non poter lasciare nemmeno il dubbio che tutte le mie scelte non siano e non saranno dettate da una certa coerenza. Forse non si potrà mai essere del tutto coerenti: però in questo, l'autorevolezza aiuta. Spero, un giorno, di diventare autorevole nel pensiero e nelle azioni ad esso sottese, senza mai invischiarmi tra le spire del potere.

Sebastian Recupero

mercoledì 19 gennaio 2011

Sfoghi: liceo scientifico, se permettete. E di altre cose...

Ieri mattina abbiamo saputo che nessuna delle due proposte presentatesi alla gara per il liceo scienfico di Patti (una delle tante, l'ultima) non sono state ritenute accettabili. Mentre si attende la valutazione finale, già sappiamo che anche stavolta non si andrà da nessuna parte. Ora, per quanto tutti siano indignati ed increduli - assemblee di genitori, aspiranti politici che guidano improvvise rivolte pubbliche fatte in precendenza solo dagli studenti, e studenti che come sempre si trovano nella bolgia della politica rischiando di essere strumetalizzati e alla fine senza ottenere nessun risultato, e magari anche nani e ballerine - noi (io e un gruppo ben definito di persone che la politica la intendono in un modo complesso e complessivo, profondo, che va a toccare ogni corda dell'agire umano) capivamo già da tempo che sarebbe andata così. E non siamo per nulla indignati per l'esito del bando. Chi come noi lo aveva letto, infatti, sa bene che i margini per l'accettazione di proposte che non prevedessero l'esistenza di una struttura già esistente erano quasi nulli. Il fatto che si siano presentate due proposte, entrambe consapevoli della loro inadeguatezza di fondo, è indice di qualcosa che non va.
Caldeggiata da una parte di opinione pubblica pattese per la sua qualità (ma non dal sottoscritto e dal suo gruppo perché la questione è ritenuta un fatto tecnico che esclude la nostra competenza nella scelta e perchè da tempo sosteniamo una proposta diversa in merito alle caratteristiche tecniche della struttura), la proposta della ditta Caleca-Cangemi sembra essere stata presentata in buona fede (visto che è da tempo in via di definizione), mentre la proposta della ditta Bruno potrebbe apparire strumentale a qualcosa che non sappiamo. Certo è una ipotesi, ma viene da pensare: se leggendo il bando si realizza con certezza che la Provincia vuole reperire una struttura già esistente - e lo si legge con chiarezza - forse la proposta, pur non avendo i requisiti, si presenta ugualmente perché la ditta recepisce il suggerimento di qualcuno, con obiettivi che potrebbero essere svariati e anche mutevoli. Ma andiamo avanti.
Alla Provincia, in effetti, conoscono da un anno l'offerta di Caleca-Cangemi, cioé da molto prima della presentazione di questo ultimo bando, quindi alla prima opportunità - era logicissimo aspettarselo - il progetto sarebbe stato presentato. Pur sapendo di questa proposta, l'amministrazione Ricevuto produce l'ennesimo bando per reperire una struttura esistente (che a Patti non c'è da nessuna parte). E lo fa mostrando pubblicamente la propria fiducia e una certa sicurezza. Perché? Potrebbe darsi che l'interpretazione del bando (di questo problema si parla oggi sui giornali) sarebbe potuta essere diversa se si fosse presentata solo una offerta specifica?
Ad ogni modo è possibile credere che nel momento in cui si decise di promuovere il nuovo bando l'amministrazione provinciale avesse già fatto una "ricognizione" di mercato, o qualcosa del genere - in via privata o confidenziale - e avesse già in mano la disponibilità di un privato.
Ho già scritto di come l'amministrazione Leonardi (predecessore di Ricevuto) avesse fatto fallire due bandi nella formula del progetto di finanza per la realizzazione di una struttura vecchia ed inadeguata (il progetto del Liceo a Case nuove russo con 10 aule, proprio sul terreno dove ora la ditta Bruno vorrebbe costruire). Una esperienza che poteva voler dire due cose: l'incompetenza e la gravissima incapacità politica di quella amministrazione di centro destra (schieramento e gruppi d'interesse che continuano a vincere puntualmente, senza mai avere conseguenze per la loro amministrazione pessima) oppure l'aver deciso di adottare uno stratagemma per prendere tempo e calmare le acque. Oggi non ci troviamo di fronte ad una situazione del genere perchè le pressioni della società civile (e incivile) sono state, nei mesi scorsi, troppo forti e ben diverse da quelle in atto nel 2006. Questo fa dedurre che dopo tanto vagare l'amministrazione fosse finalmente pervenuta ad una soluzione nel momento in cui decise di presentare il bando. Se così fosse, perché è finita male?
Bene, il teorema sotteso alle ipotesi sopra citate, se, e non appena, verrà sconfessato, lascierà il posto ad un'unica altra ipotesi e conclusione: "questi qua" (Ricevuto e compagnia) non capiscono un accidenti. Rappresentano una squadra di incompetenti di fatto.
Infatti redigere un bando al quale si sa già che nessuno si presenterà (per l'ennesima volta) è una vergogna inaccettabile.
Non so quale tra le ipotesi sia la peggiore, so solo che quando, spesso, vi cerchiamo di parlare di come l'amministrazione provinciale, quella regionale, quelle cittadine siano figlie di un male diffuso della società, in quanto espressioni di una rinuncia dello stutus di cittadino da parte di un'ampia fetta della popolazione per la quale il voto è semplicemente un atto interno alla mentalità baronale e assistenziale diffusa, e quando vi diciamo che la politica in Sicilia non cambia mai davvero, affetta com'è da gattopardismo, vogliamo proprio mettervi di fronte ai frutti di questa realtà che da anni cerchiamo di allontanare non riuscendo perchè, in fondo, sembra stare bene a tutti. Anche a quelli che poi si lamentano delle carenze della realtà sociale - il liceo scientifico in questo caso, ma anche la sanità, i rifiuti, l'acqua etc.
Si, in fondo si concede il proprio voto per una qualsiasi convenienza, foss'anche sentimentale (ma è la componente minoritaria), e sul momento tutto va bene. Dunque non si riescono a decifrare mai gli effetti del nostro comportamento elettorale. Le nostre città, le nostre provincie, la nostra regione, la nostra nazione, sono organizzate direttamente da noi. E' per me più che mai chiaro che la delega che noi diamo attraverso il voto ai rappresentanti, non ci esime dalla responsabilità dell'organizzazione sociale, amministrativa. Ergo, da oggi in poi, e per quanto mi riguarda, dovrebbero perdere il diritto a lamentarsi (la metto proprio in termini giurisprudenziali) coloro i quali non la smetterano di votare senza alcuna consapevolezza. Cioè coloro i quali con il loro comportamento elettorale ma anche con la loro manifesta o latente adesione alla corruzione morale che si verifica in situazioni di diritto privato quali speculazioni, abusivismo, violenze economiche, irresponsabilità ambientali, violazioni convenienti delle leggi e della Costituzione, sono i responsabili silenziosi dei mali che affriggono la nostra società. A questa gente che non ha intenzione di ribellarsi voglio dire chiaramente che verrà il tempo in cui una maggioranza, ancora più silenziosa, sarà capace di sovvertire l'ordine sociale e di ricostruire un mondo anche per loro. I tempi stanno maturando.
Però adesso è l'ora di capire che Ricevuto e tutta la classe politica odierna (anche larghissima parte di quelli che fanno gli oppositori, ma oppositori sostanzialmente non sono), in netta continuità con i loro predecessori, del medesimo colore politico e appartenenti alla stessa scuola di traditori dell'etica e della morale pubblica, si qualifica come un gruppo delinquenziale e irresponsabile paragonabile alle peggiori organizzazioni criminali. Non è questo un attacco ad un gruppo di persone specifiche, ma ad un sistema che al suo interno e nelle sue alchimie annovera anche i suddetti.
Cambiare davvero implica l'applicare su se stessi e all'esterno la volontà di costituire diversità. E ricercare chi sta intraprendendo lo stesso percorso per alimentare questa azione.
Cambiare davvero implica la rinuncia a privilegi che hanno segnato la stagnazione del diritto posivo.
Cambiare davvero significa interrompere un cammino nettamente... e non sostituire le scarpe o il mezzo di locomozione.
Per questi motivi siamo contrari ad ogni scenario di unità dei politici, e dei gruppi d'interesse locale, al fine della risoluzione dei problemi, che si parli del liceo scientifico o che si parli dell'amministrazione di una città. Chi è stato nell'agone della politica dalla parte dei responsabili o colluso con essi, ed è poi divenuto, per motivi di opportunità, un oppositore... non ci piace. Non ci piace nemmeno chi fa l'opposizione basandosi solo sull'impossibilità di non essere al potere, dimenticando di essere figlio di un potere più forte che determina un male molto più grandedi quello a cui ci si oppone. Non ci piacciono coloro i quali, imporvvisamente, a ridosso delle elezioni amministrative, s'intestano le battaglie diventando paladini di problemi che prima non conoscevano nemmeno (come sta succedendo per il liceo scientifico). E poi non ci piacciono la massoneria, i costruttori, i buoni propositi, l'aver acconsentito a che la mafia si trovasse all'interno della politica. E non ci piace chi ha faccia del buono, essendo invece, insieme il brutto e il cattivo.
Scusate.

Domani ci sarà la protesta di genitori, studenti ed insegnati al Palazzo della Provincia, così si è deciso nell'Assemblea di oggi al liceo scientifico. Ma io non ci andrò: noi ci meritiamo questo. Noi siamo gli artefici dei nostri mali: anche i genitori che oggi fanno i leader dei movimenti.
Siamo tutti mafiosi.

Sebastian Recupero

martedì 18 gennaio 2011

venerdì 14 gennaio 2011

L'oro è nella Patagonia cilena.

La Patagonia cilena è una delle più vaste aree incontaminate ancora esistenti al mondo: si estende fino quasi a toccare il polo sud, con i suoi ghiacci perenni. Ma di ghiaccio ce n'è già parecchio sulla superficie continentale, così come di acqua. Le alte vette della cordigliera delle Ande fanno da cornice perfetta alle distese di acqua della Patagonia cilena. Caratterizzata da montagne, ghiacciai, fiumi, fiordi, paludi e foreste primarie, questa terra è una delle più grandi riserve d’acqua dolce sul pianeta, e possiede due dei più grandi campi di ghiaccio dopo quelli della Groenlandia e dell’Antartico.
In particolare la regione di Aysén, sulla punta australe del continente, è una zona fondamentale per gli ecosistemi unici che ospita, per le foreste native e le numerose specie endemiche che la caratterizzano. Su questo territorio di 108.949 km2 (un terzo dell’Italia) fino a poco tempo fa totalmente incontaminato, oggi vivono poco più di 90.000 persone, con una densità abitativa fra le più basse al mondo (0.8 abitanti al km2). La maggior parte della popolazione vive nelle aree rurali e l’economia della regione si basa essenzialmente sull’allevamento, l’agricoltura e l’ecoturismo.

Per millenni l’uomo ha vissuto su questo territorio in armonia con l’ecosistema, ma negli ultimi decenni l’incremento demografico ha aumentato la pressione delle attività umane a causa dell’intensificarsi di pesca, allevamento e deforestazione. Nonostante la densità di popolazione della Patagonia rimanga una delle più basse al mondo, le attività umane hanno avuto nell’ultimo secolo impatti rilevanti provocando un uso sempre più intensivo delle terre ed una progressiva diminuzione delle risorse biologiche.
Il prezioso e fragile ecosistema è quindi oggi sempre più minacciato dallo sfruttamento forestale e idroelettrico, dall’estrazione di idrocarburi e minerali e dagli allevamenti intensivi. A questo si aggiunge la nuova minaccia rappresentata dal cambiamento climatico. Il ritiro dei ghiacciai aumenta infatti pericolosamente, alimentando a livello planetario una crescente aridità delle zone interne e frequenti inondazioni nelle zone costiere.
L’acqua, elemento fondamentale nella conservazione di tutti gli ecosistemi e degli equilibri climatici globali è, oggi, una risorsa sempre più scarsa. Per questo va tutelata e il suo uso preservato da uno sfruttamento indiscriminato. 

Proprio in questa terra meravigliosa, nella quale mi riservo di programmare un viaggio prima possibile, si compie come già accennato la follia dell'uomo: al nord del Cile serve molta energia (si vuole raddoppiare la produzione nazionale) per scavare nelle miniere ed estrarre gli importantissimi minerali, tra i quali il litio (serve per tutte le batterie del mondo e servirà per le automobili elettriche, un mercato a venire). Quindi si è pensato bene di trovare questa energia proprio qui con un fitto sistema di dighe lungo i fiumi Pascua, Baker e Salto. Ora, prima di inserire anche un altro elemento di riflessione, vorrei brevemente ricordare che con le dighe mutano moltissimo ed in modo irrimediabile le caratteristiche ambientali e gli stili di vita, a catena, di tutta la nazione e poi di tutto il mondo. Di operazioni "pazzesche" l'uomo ne ha già fatte troppe e ne paghiamo ogni giorno le conseguenze (questo mondo ormai mi fa paura, non è più puro non è più naturale...non mi fido di quello che respiro, né di quello che mangio), non credo ci sia bisogno anche di questa. Così come non c'è bisogno delle dighe in Brasile.

Per tornare agli impatti di queste dighe in Cile bisogna dire che:  a livello ambientale l’inondazione delle zone rocciose e dei boschi provocherebbe la perdita dell’ habitat di numerose specie animali che vivono lungo i due fiumi, dai grandi mammiferi ai più piccoli insetti e anfibi. Le paludi della valle del Baker sarebbero completamente inondate mettendo in pericolo la riproduzione e la nidificazione dei numerosi uccelli della regione.

Gli sbarramenti altererebbero la composizione chimica dell’acqua trattenendo alghe, microrganismi acquatici ed altri nutrienti necessari per i pesci ed i mammiferi che abitano i fiumi. La linea di trasmissione rappresenterebbe un ulteriore pericolo per gli uccelli della regione in quanto barriera al loro libero spostamento.

Oltre agli impatti negativi sull’ambiente, a livello socioeconomico l’espropriazione delle terre per far posto ai bacini ed alle infrastrutture idroelettriche priverà le comunità del loro unico mezzo di sussistenza costringendole a trasferirsi altrove. Buona parte dell’insediamento abitativo di Cochrane, il terzo per dimensioni della Patagonia, verrebbe sommerso. Tale cambiamento causerebbe gravi perdite alla pesca, all’ allevamento e all’ecoturismo, motore economico dei municipi di Cochrane, Tortel e O’Higgins.

L'America latina è luogo di grandi conquiste da parte del Capitalismo, il quale spera di trovare nuovi terreni da assoggettare del tutto e da spolpare vivi restituendo una falsa ricchezza. In realtà ha già cominciato da tempo: oggi siamo alla fase avanzata, quella per cui tutto appare più giusto e necessario. Necessario è rovinare gli ecosistemi, necessario è abbattere gli alberi...perché abbiamo bisogno di energia. Per scavare. Per estrarre. Per fare poi cosa non si sa. Una ricchezza finale che per strada avrà abbattuto il suo valore che si può rintracciare solo nella natura.

Mi rimane da aggiungere un ultimo elemento: in Cile l'acqua dei fiumi e dei laghi è stata privatizzata da tantissimi anni ed è controllata da grandi multinazionali dell'energia, tra le quali l'ENEL. Ecco perché non si punta sulle energie rinnovabili come il sole o il vento (nella Patagonia di vento ce n'è quanto ne volete!) ma sull'energia idro-elettrica: perché l'acqua è già privata e non è tutelata dalla Stato. L'Enel, praticamente, possiede il 96 percento dell'acqua cilena! Cioè può sfruttarne il 96 per cento con l'unica clausola che l'acqua utilizzata venga interamente reimmessa nell'ambiente, anche se non necessariamente nello stesso luogo e ovviamente non nelle stesse condizioni. 

Mi viene in mente che le nostre piccole battaglie per l'acqua pubblica non sono poi così piccole. Rappresentano una forma di resistenza all'imperialismo economico, alla distruzione della vita sentimentale, vera...e non artificiosa e artificiale. L'acqua è oro (credo, a bene vedere, che sia più importante di quello che si estrae nelle miniere cilene...) ma questo oro deve rimanere di tutti, perché è l'unico che permette la vita. 

Ma trovate qui i video da guardare, l'inchiesta di Rainews24.

http://www.rainews24.rai.it/it/video.php?id=21420

http://www.rainews24.rai.it/it/video.php?id=21421



Senza troppo impegno ma con un po' di passione,

Sebastian Recupero e le sue fonti.

Tabellone di via Trieste, Franco Zanghì ricorre contro il Sindaco di Patti

Non è per nulla chiusa la vicenda legata al cine-teatro comunale di Patti. Tuttavia da qualche tempo la struttura di via Trieste fa solo da sottofondo ad una vicenda divenuta ben più ampia. Nei mesi scorsi, infatti, Franco Zanghì ha denunciato ritorsioni nei propri confronti ad opera della "cricca", ovvero di una parte dell'amministrazione comunale pattese. Lo stesso Zanghì, che si è visto chiedere la rimozione di un proprio tabellone pubblicitario regolarmente autorizzato, ha presentato in queste ore un ricorso contro il Sindaco di Patti, Pippo Venuto, e ha diffuso un lungo e dettagliato comunicato stampa nel quale conduce una critica senza paura alle pratiche della cricca, che egli probabilmente considera "malavitose", e all'attività amministrativa di questa giunta. 

A questa pagina si può trovare il comunicato stampa del Zanghì: http://ricorso-zanghi-comune-patti.blogspot.com/2011/01/in-merito-alla-questione-aperta-dal.html?spref=fb 


Vedremo come andrà a finire.


Redazione.