martedì 29 giugno 2010

Costruire da capo

Non ho voglia di fare la cronaca del Consiglio Comunale tenutosi proprio ieri, mi limiterò a fare una brevissima considerazione.
L'approvazione della tariffa per i rifiuti, la TIA, forse era davvero un atto dovuto.
Mi spiego: era un atto dovuto perché, per anni, TUTTI sono stati complici del sistema che ora ci tiene sotto scacco. Quindi non si poteva che continuare a fare i complici: però sempre tutti assieme.
Infatti il Pdl e le forze connesse - il nuovo patto per Patti - probabilmente fanno un'opposizione opportunista a questa amministrazione: essi non dicono che è proprio per colpa delle loro politiche provinciali e regionali che siamo arrivati a questo punto, nella gestione rifiuti ma non solo.
E questo ai cittadini lo dico io, perché non lo dice nessun altro. Per paure elettorali.

Il consigliere Nicola Molica (che almeno è estraneo alle logiche del Pdl) ha espresso, proprio ieri, una posizione importante contro la votazione del tariffario TIA che, dice, "continua ad essere fuori dalla legge e non obbligatorio". Ha infatti proposto il ritorno al regime di TARSU, a copertura totale ed integrale dei costi di servizio. Ma la proposta, considerata alternativa a quella dell'amministrazione comunale, non è stata messa ai voti proprio perché si è ottenuta l'approvazione dell'altra (9 voti a 8).
Quindi adesso se ne riparlerà nel 2011, intanto ha ragione Molica: "è stato come aver ratificato tutto quello che di marcio c'è stato in questi anni".
Tuttavia, avevo iniziato ponendo la questione politica, e la ribadisco: ritengo che i ruoli troppo spesso si confondano. L'attuale opposizione consiliare dovrebbe un po' vergognarsi per l'inconcludenza di molti dei suoi componenti e per l'appartenenza politica che sbandierano da una vita senza capirla. Oggi, se ci si alza per opporsi ai provvedimenti di ratifica delle direttive Ato è solo perché toccano la pancia dei cittadini, perché sembrano essere iniziative sostenute da un ampio bacino di voti.
Se fossimo stati governati da quelli che oggi, in aula, si oppongono... ci troveremo nella stessa situazione, a ruoli invertiti. Ma questa storia, ne son certo, prima o poi finirà.
Intanto vi comunico che a Patti la vera opposizione a Gullo e a Venuto sta a sinistra e non a destra. E sono tutti quei giovani, miei amici, che hanno sempre rifiutato il compromesso; sono tutte quelle persone oneste, che non devono niente a nessuno e che lavorano con tanti sacrifici perché non hanno mai venduto un voto. Non stanno né con gli uni, né con gli altri. Stanno con la giustizia e con l'unica rivoluzione che una vera sinistra può fare: quella culturale. Quella che crea un nuovo senso civico.

Sfrutto inoltre l'occasione per dire che io non sono un giornalista - me ne scuso si questo è apparso - e per questo, secondo alcuni, non potrei neppure fare informazione. Purtroppo alle volte, oltre ad esprimere il mio pensiero politico, ho bisogno di colmare le lacune di moltissimi accreditati "giornalai". Sono però felice che col tempo siano stati recepiti i miei metodi: ad oggi qualcosa si muove, seppur molto poco. Si riprendono temi che questo blog, e la gente che lo porta avanti, hanno tirato fuori, si fanno inchieste simili, si prende posizione. Da qualche mese, grazie a tutte quelle persone che non hanno mai avuto paura.
Però non è ancora finito il tempo di denunciare la scarsa qualità dell'informazione: ancora troppo spesso si tacciono alcuni fatti, o non si indaga volutamente.
L'analisi politica poi, ha il limite di non contestare il contestatore. Per me inaccettabile
Occhi sempre aperti.

Ad ogni modo, noi abbiamo imboccato una strada precisa e senza ritorno. Una strada nuova e improcrastinabile verso la rottura di ogni schema della politica attuale. Una strada che fa paura a molti, perché sconosciuta. Ma l'unica strada che vogliamo.
E così procediamo.
Non ci sono elezioni da vincere, quando si deve andare alla rivoluzione. Del pensiero. Del modo.

Sebastian Recupero

mercoledì 23 giugno 2010

Eh



PERCHE' ME LO IMMAGINO CISCO GULLO, INTENDITORE ANCHE DI CALCIO, COMMENTARE I MONDIALI.
UHM.
MA NON E' CHE PORTI SFIGA?

lunedì 21 giugno 2010

mercoledì 16 giugno 2010

Senza pensarci troppo

A Pippo Venuto vorrei chiedere perché debba mandarmi a dire che "ci vedremo in tribunale". E glielo chiedo qui, in questo modo...perché probabilmente leggerà.
Credo che sia poco elegante, mandarlo a dire. Solo questo.

Sapete, questo è un periodo un po' così: di riflessione, di lentezza, di stanchezza. Per me è così.
Succede quando vedi che improvvisamente molti abitanti della tua città si svegliano e diventano paladini della giustizia, della legalità. Dell'antimafia.
Succede quando ti rendi conto che tu e i tuoi amici queste cose le avete sempre dette e fatte senza essere paladini, semplicemente vivendo in un modo diverso.
Ma quando tutti cominciano a fare politica, a ridosso delle elezioni, ti sorge un dubbio: tutto ciò ha un senso? No, non parlo del fatto che tutti s'interessino all'improvviso. Parlo di me.
Ha un senso continuare ad esporsi, a mettersi in gioco, a correre rischi... a sentirsi minacciati? Ha un senso continuare a fare la politica come l'ho sempre fatta e cioè senza compromessi e sorrisi...e non aver paura di essere contro tutti o, per lo meno, dalla parte di nessuno in particolare? ha un senso che io faccia politica? Insomma, c'è tanta gente che la potrà fare al posto mio, in questa nostra Città di persone interessante.
E in effetti io ho un bel problema: non riesco a non litigare e, quindi, non riesco a difendere a spada tratta, sempre e comunque, nessuno. Nemmeno mia madre, credetemi.
Ho questo modo di fare che, ripeto, pare essere un problema... per chi fa politica.
"Mai esagerare", questo è il motto in voga in quegli ambienti: "non si sa mai".
Ci sono delle idee che devono avere il loro sfogo costantemente e non possono esser subalterne al mantenimento di qualche equilibrio più o meno utile.
Ma il problema più grosso che ho... è di dover dire tutto quello che penso, in questo momento: ci sono alcuni amici miei, ad esempio, per i quali provo rispetto e simpatia che, ognuno a modo suo, sono lontani dal mio modo di fare politica...ed entrambi mi vorrebbero dalla loro parte.
Dirò questo: io credo che un sistema o lo si condanna totalmente (e si evita di salvarne qualche pezzo, facendosi intenerire da amicizie di vario genere) oppure non lo si condanna. Tuttavia condannare non vuol dire solamente usare delle parole per giudicarlo moralmente, ma avere delle rispondenze e dei riscontri nelle azioni di tutti i giorni. Nella vita reale di ognuno di noi.
Questo è il mio pensiero generale.
Nello specifico, penso che il cinema comunale sia stato uno dei casi - per altro non tra i più importanti - che spiegano il sistema pseudo clientelare, poco trasparente e pressapochista che è applicato dalla politica pattese. Penso che ci siano grosse irregolarità, ma non ne ho la certezza: per questo motivo lascio lavorare la magistratura e i carabinieri. Per altro qualche dirigente comunale mi ha trattato piuttosto male e non mi ha fornito le documentazione richiesta, giustificandosi in modo banale e vergognoso. Sono stato assalito, per quel motivo, da una profonda delusione...e attendo che la verità venga fuori nell'unico modo giusto: attraverso la legge.

Adesso, ad uno dei miei due amici vorrei dire di fregarsene dell'amicizia di quella gente che ti dice sempre quello che conviene dire... e di ricercare, come sempre fa, l'obiettività, schierandosi con nettezza a favore di un altro modello di politica. Modello che non può essere davvero nuovo se è contaminato da rimasugli del vecchio sistema.
All'altro mio amico chiedo di non commettere l'errore, dopo aver fatto così tanto, di considerarsi anche lui un paladino assoluto della legalità e della moralità... e di mettersi in dubbio costantemente. Come dovremmo fare tutti, me compreso. Perché rivoluzionari si è nella vita di tutti i giorni. Non solo nelle azioni eclatanti.

Ci sono poi tante persone che mi tirano per la giacchetta pensando di tessere un rapporto di fiducia e consenso, per un qualche progetto politico. Io posso parlare quasi con tutti, e lo faccio. Però i presupposti sono importanti. Innanzitutto io sono un convinto socialista antiborghese, e questo non me lo posso scordare per nessuna ragione: io vivo come tale e vivo con quella prospettiva.
Come seconda cosa detesto l'idea del compromesso che serve a sconfiggere un nemico politico, o un gruppo di nemici. Cioè sono contrario, di principio, ad unioni di gruppi e persone finalizzate solo a spodestare un concorrente. Preferisco avere (e credo di averla) un'idea...concorrente.
In fine, per nessuna ragione al mondo posso accettare una convergenza contenutistica operata assieme a persone che esprimono una politica vecchia e sui quali pende un giudizio morale sospetto.
A queste persone voglio dire di andare avanti con le proprie idee, e se ci saranno le condizioni ci incontreremo per strada, tuttavia non mi sento obbligato a cambiare la mia direzione.

Ecco che adesso devo affrontare una questione delicata: tale è la libertà. In realtà, essa, è già la linea di fondo e il messaggio ultimo del precedente pensiero. Ora però mi tocca fare un discorso specifico.
Vorrei tanto sentirmi libero di fare bene o di sbagliare. Da solo.
Di pagare le conseguenze. O di prendermi delle soddisfazioni. Da solo.
Io vorrei essere indipendente, insomma. Fabbricare la mia "fortuna".
Tutto ciò non si ottiene e non si otterrà mai se non si ha il coraggio di prendere una posizione vera, che faccia a meno dei vincoli sentimentali dell'uomo o delle sue paure.
Io credo che, alla fine, anche al di là delle mie volontà e ambizioni, non riuscirò ad incidere sul comportamento sociale della società in cui vivo...soprattutto per mancanze mie. E credo anche che la politica non avrà, finché sarò vivo, il significato che mi piace attribuirle.
Tuttavia vi dico solo che un uomo che non è capace di assumersi delle responsabilità e di prendere delle posizioni, correndo magari dei rischi, non è un modello auspicabile. Probabilmente non è un uomo.
Io la scelta di correre dei rischi, anche grossi, l'ho già fatta da tanti anni. Di certo... non tornerò indietro adesso.

Questo breve scritto è anche l'occasione per annunciare pubblicamente la mia uscita dall'Associazione "NoveMaggio". Per controversie personali e anche per mancanza di tempo.
Mi scuserete se uso questo mezzo di pubblica divulgazione per farvelo sapere, ma non so fare altro. Anche se sembra fuori luogo, ha un senso.


Bene, voglio chiudere questa disordinata riflessione come l'ho cominciata: cioè rivolgendomi al Sig. Sindaco.

Caro Pippo Venuto, Sindaco di Patti,
negli anni abbiamo avuto un rapporto variegato. Prima buono, amichevole, di collaborazione. Ma ero giovane. Non lo capivo... che quando un politico saliva su un palco a fare un saluto, io non dovevo esserne onorato (per l'importanza del ruolo che egli ricopriva), e piuttosto dovevo esserne preoccupato per lo scopo propagandistico o puramente egoistico di quel gesto. Non lo capivo.
Dovevo ribellarmi già all'ora all'inutilità dei saluti formali di chi può vantarsi di averti montato il palco o pagato la corrente elettrica di un paio di manifestazioni. Ero giovane..ed inesperto.
Col tempo, tuttavia, si cresce...e s'impara a vedere la politica globalmente, nei suoi insiemi più grandi. Ed io sono cresciuto chiedendomi perché, a ridosso delle elezioni che Le avrebbero assegnato il suo secondo mandato, una persona che allora frequentavo mi disse con il sorriso: "Venuto è stato un buon sindaco, lo dobbiamo rivotare: ha fatto costruire a tutti". Poi ho guardato la mia città e ho capito. Ho capito che va bene il lavoro, però... c'è anche una questione di coscienza e soprattutto ci sono cose come l'ambiente e come la bellezza, deturpate- a mio modo di vedere - da questa amministrazione.
Sono cresciuto chiedendomi perché il dottore Gullo, suo alleato e suo vice, potesse fare una politica assistenziale e clientelare senza che nessuno dicesse nulla e anzi con l'avallo, sorridente, di una larga parte della cittadinanza. E chiedendomi perché mai lei dovesse essere alleato con Gullo. Poi ho visto il passaggio all'Mpa e ho capito. Ho capito che la politica fa molto più schifo di quello che si dice in giro: quel passaggio - mi pare - non ha avuto nessun significato politico o ideologico. Si trattava solo di un gancio all'ARS, cosa che poi non ha funzionato. Ma quindi, in precedenza, era giustificato anche Gullo, per vincere le elezioni e perché d'altronde siete entrambi figli di una prima repubblica lunghissima, in salsa siciliana, che non perde i suoi vizi peggiori. Io non credo più ai vecchi, mi spiace.
Sono cresciuto con la manutenzione dei beni pubblici che si fa solo in prossimità delle elezioni. Sono cresciuto chiedendomi che cosa ci facessero quelle allegre signore - dipendenti comunali - all'ingresso degli uffici del Municipio di Piazza Sciacca, se avessero una qualche specifica competenza. Sono cresciuto chiedendomi perché ci fossero degli assessori poco qualificati (sto usando un eufemismo). Sono cresciuto chiedendomi perché il Cine teatro comunale fosse in quelle condizioni e, fino a qualche tempo fa, scherzando su quel signorotto che ormai aveva il monopolio cinematografico di Patti. Sono cresciuto chiedendomi cosa fossero le politiche giovanili. Sono cresciuto chiedendomi quale fosse la politica turistica di questa città. Sono cresciuto chiedendomi cosa volesse dire "Patti, città dei servizi". E l'ho capito tardi.
E glielo spiego: vuol dire che l'unico modo in cui l'amministrazione comunale decide d'impegnarsi sul fronte del lavoro è la promozione del settore terziario pubblico. Ciò comporta che il commercio, l'imprenditoria, l'artigianato e l'agricoltura di questa città siano totalmente al collasso. Si salvano solo alcuni giovani e bravi imprenditori e commercianti, in periodi dell'anno specifici. Questi ultimi, tuttavia, non rappresentano il grosso dell'economia pattese.
La Sua amministrazione vuole una città dei servizi, cioè un città seduta- in tutti i sensi. Io invece penserei ad una città viva, che produce e che cammina.
Pensare solo alla città dei servizi è sintomo di una mancata politica sul lavoro.
Se noi, ad oggi, andassimo a chiedere ai privati un contributo per sponsorizzare le nostre manifestazioni culturali e ricreative, non troveremmo una condizione favorevole. E, di fatti, non la troviamo: lo stiamo facendo da mesi, oramai. Noi li vediamo i negozi della città: vuoti.
La crisi non è colpa dell'amministrazione comunale, però se questa è una città dei servizi e latitano i servizi per il cittadino, ed è una città del turismo ma latita il senso del turismo...la situazione non può che peggiorare. Si si, lo so che avete fatto tante cose: alcune anche importantissime. Ma mi permetta di non essere contento, di avere un'idea di sviluppo totalmente differente dalla sua e dalla vostra.
Ad ogni modo, smetto di divagare per tornare sul binario della discussione che m'interessa: rispetto a quando andavamo d'accordo, sono molto cambiato... e non per convenienze politiche, come siete abituati a vedere voi. Ma perché sono cresciuto. E fortunatamente sono cresciuto usando solo la mia testa, senza dover ringraziare nessuno in particolare.
E quindi attacco la sua amministrazione comunale e la sua persona, così come tutte le persone che la affiancano e così come tutta la gente che reputo mia nemica, anche e soprattutto nell'attuale opposizione consiliare: non appartengo a quella scuola che vede lo scontro politico esaurirsi nelle questioni contingenti. Io disprezzo le persone che non sanno pentirsi e cambiare idea e che accettano i compromessi a cuor leggero. Io non ho la necessità di intrattenere forzatamente delle amicizie, tanto meno con lei. Perché se oggi lei fa parte di questa Amministrazione comunale, così come il dott. Gullo, vuol dire che se, per ipotesi, nella sua vita non avesse fatto politica, non sarebbe potuto essere un mio amico. Perché un mio amico non dove nemmeno ammettere la possibilità di apparire non conforme ad una moralità limpida e non compromessa e ad un mondo di pura verità. Infatti ho pochissimi amici.
Abbiamo idee diverse. Io condanno la sua amministrazione comunale, e quindi anche lei.
Me ne faccia, se vuole, una colpa.


Sebastian Recupero

Le ragioni di un isola e la lotta antiracket, convegno a cura dell'Ass. NoveMaggio e della Fai

COMUNICATO STAMPA:

L'Associazione "NoveMaggio" di Patti e la "Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura italiane", col fine di proseguire il lento cammino della rinascita culturale e sociale nel senso della legalità e della lotta contro ogni forma di prevaricazione mafiosa, organizzano "Le ragioni di un isola e la lotta antiracket". Venerdì 18 giugno, dalle ore 17.30, presso la Villa Comunale Umberto I di Patti, interverranno il dott. Giuseppe Verzera, P.m. del DDA di Messina; il dott. Ivo Blandina, Presidente della Confindustria di Messina; Nino Amadore, giornalista del Sole 24 ore.
Nel corso del convegno verrà presentato il libro "L'isola civile" di Serena Uccello e Nino Amadore. E' previsto, altresì, l'intervento di alcuni testimoni di giustizia.
Introduce i lavori il Presidente della FAI, dott. Giuseppe Scandurra.

Ass. NoveMaggio

sabato 5 giugno 2010

Acqua pubblica: SeL raccoglie le firme per i quesiti referendari a Gioiosa e San Giorgio

COMUNICATO STAMPA:
Gli attivisti di Sinistra Ecologia Libertà del Circolo “Pier Paolo Pisolini” - Nebrodi saranno presenti ai banchetti della campagna referendaria contro la privatizzazione della gestione del servizio idrico di domenica 6 giugno a Gioiosa Marea e San Giorgio.
Come in tutta Italia, anche a Gioiosa Marea si è costituito recentemente un Comitato spontaneo di cittadini pro Acqua Pubblica a sostegno dei tre quesiti referendari contrari alla privatizzazione dell'acqua presentati alla Corte di Cassazione di Roma dal forum italiano dei Movimenti per l’Acqua il 31 marzo scorso. Ne fanno parte associazioni locali, partiti e singoli cittadini che vogliono opporsi alla legge approvata dal Parlamento il 19 dicembre scorso, secondo la quale, nei prossimi due anni, nelle Società per azioni pubbliche che oggi gestiscono l’acqua dovranno entrare come soci spiegherà ai cittadini perché l’acqua deve rimanere pubblica e non deve essere data in concessione ai privati di maggioranza anche aziende private.

Rilanciando il principio che “l’acqua è un bene comune e diritto umano universale e che il servizio idrico integrato deve essere privo di rilevanza economica”, domenica presso i banchetti di raccolta firme che saranno istituiti in via Umberto 1°, di fronte al Ritrovo Roma, e nella frazione S.Giorgio, nella Piazza della Tonnara, il Comitato con i suoi volontari si muoveranno a favore dei tre quesiti referendari che puntano all’abrogazione di tutte le norme che hanno portato alla privatizzazione dell’acqua nella nostra penisola e fatto della risorsa, bene comune per eccellenza, una merce.
Sinistra Ecologia e Libertà, sul modello pugliese del Governo Vendola, auspica una più forte riappropriazione di beni pubblici fondamentali per la Sicilia e per l’Italia intera e s’impegna a lottare sempre contro le speculazioni e gli speculatori.

Sinistra Ecologia Libertà
Circolo Pier Paolo Pasolini - Nebrodi