lunedì 28 novembre 2011

Lettera ad un "siciliano indignato"

Ciao "siciliano indignato". Chi ti scrive è siciliano come te, ha sempre respirato quella stessa aria, ha sognato guardando quello stesso mare, ha spesso parlato in quello stesso dialetto che, se pur con tutte le miriadi di sfumature che cogli anche a distanza di pochi km, ognuno di noi identifica come "il siciliano".

Anche io mi sono incazzato come una bestia quando i media nazionali se ne sono altamente fregati di quello che succedeva a Barcellona, a Milazzo, a Saponara...e mi sono incazzato quando ho dovuto aspettare 2 giorni prima che un servizio telefonico di raccolta fondi fosse attivato. La mia terra è stata trattata, come al solito mi verrebbe da dire, come un'appendice fastidiosa e scomoda di una nazione che si identifica solo nelle sue aree più "in vista".

Caro "siciliano indignato", hai tutto il diritto di esserlo. Soltanto, non farti prendere dalla foga di questo momento, dalla rabbia per il trattamento impari riservatoci, oggi come ieri. Capisco che adesso è molto facile gridare "Secessione!" oppure "Polentoni di merda!" e tanta altra roba simile. Però siamo sicuri che la causa delle nostre disgrazie è solo dei "polentoni"? Facciamoci un bell'esame di coscienza, tutti insieme.

In momenti come questo il nostro moto d'orgoglio ci porta a urlare in faccia al mondo tutto il buono di essere siciliani, cercando di dare a noi stessi l'immagine di un popolo di eroi che, colpo su colpo, tiene botta a tutti i nemici che perennemente lo insidiano da oltre il mare. Ma siamo davvero questi eroi? Gridiamo alla "Sicilia Libera", ma libera da che? Chi è questo nemico mortale? Forse non bisogna andare troppo lontano per scovare questo nemico. O almeno, parte di esso.


Basta ripercorrere a ritroso tutte le nostre azioni fino a oggi, come collettività ma anche (e soprattutto) come singoli individui. Come siciliani. Si "siciliano indignato", siamo noi a determinare noi stessi.

Ce la prendiamo con i parlamentari eletti nelle nostre circoscrizioni che poi a Roma non ci rappresentano. Chi li ha votati?

Abbiamo un governo regionale di cui la maggior parte di noi ne dice peste e corna (giustamente o meno è un'altro discorso). Chi lo ha eletto?

Abbiamo una lobby politica che, in maniera totalmente bipartisan, si divide province e comuni della nostra terra come se giocassero a Risiko. Chi li tiene vivi e potenti?

E adesso la parte più forte, anche se direttamente collegata alle precedenti. Abbiamo un'elite mafiosa e intrallazzista che affossa quanto di buono questa terra possa provare ad esprimere. Chi, direttamente o indirettamente, la asseconda e quindi di fatto la leggittima?

Prova, anche per gioco, a rispondere a queste domande "siciliano indignato". Così, tanto per farlo.


Io sono siciliano, tengo a ripeterlo, ed amo profondamente la mia terra. Quindi cerco di essere totalmente scevro da qualsiasi forma di pregiudizio su di essa, basandomi soltanto su quello che ho imparato a capire osservando la realtà nella quale ho vissuto fino ad adesso. Non voglio denigrare la Sicilia ne tantomeno elogiare il Nord, me ne guardo bene. Voglio solo provare ad essere onesto, con me e con i miei conterranei. Mi fa incazzare chi dice che la maggior parte dei siciliani è mafiosa, ma mi fa incazzare allo stesso modo chi dice che la maggior parte dei siciliani combatte quotidianamente la mafia. E' una balla sia nel primo che nel secondo caso. Quindi indignati siciliano, ma indignati tutti i giorni. Indignati contro chi ti chiede il voto in cambio della promessa di un lavoro, indignati contro chi ti sfrutta e pure pretende di essere ringraziato perché "ti da da campare". Indignati contro chi si mangia i soldi pubblici. Indignati contro quella parte di te stesso che legittima tutto questo.


Un'ultima cosa: non far si che questa attuale "indignazione a tempo determinato" degeneri nella ricerca spasmodica del bersaglio da attaccare, perché magari nella foga del momento il bersaglio scelto è quello sbagliato.


Giuseppe Calabrò, Siciliano.

giovedì 10 novembre 2011

Eravamo un paese di volontari e siamo diventati un paese di esperti

E' appena passato poco più di un trimestre dall'insediamento del nuovo Sindaco, ma già abbiamo vissuto due distinte fasi.
La prima fase fu quella dei volontari che zelantemente, folgorati da un'improvviso (quanto passeggero) senso di cittadinanza, si sono prodigati pulendo, spazzando, potando e tagliando per ridare lustro alla riamata città. Passato però il provvisorio senso di volontariato si sono deposte la stragrande maggioranza di scope e rastrelli.
Oggi, passata la "fase volontari", assistiamo a quella di "esperti". E' notizia di questi giorni la nomina di altri diciassette nuovi collaboratori (soggetti esperti), a cui si aggiungono gli altri nominati precedentemente per un totale di una ventina di persone, che adesso compongono lo staff del sindaco!
Passando la lista dei nomi ci si accorge che la gran parte degli esperti, tutti a titolo gratuito, sono persone che in prima o in seconda battuta hanno sostenuto l'elezione dell'attuale sindaco.
Più del sessanta percento di questi erano candidati consiglieri che sono stati più o meno sonoramente bocciati dal voto dei cittadini!
Sorvolando sulle questioni poco etiche di questa o quella nomina e tralasciando l'opportunità di far svolgere funzioni di indirizzo e di programmazione a persone bocciate dal giudizio dei cittadini, mi chiedo se basta essere un'amante dello sport per fare l'esperto alle politiche sportive, se basta aver fatto per molti anni il professore per essere esperti in politiche scolastiche, se basta avere voglia di turismo per essere esperti di promozione turistica, se basta essere giovani e intraprendenti per essere esperti di politiche giovanili, se basta essere iscritti ad un corso di economia per essere esperti di politiche di bilancio, se basta vivere e magari amare il centro storico per essere esperti per il centro storico, se basta essere un uomo colto per essere esperti alle politiche culturali, se basta avere una spiccata creatività per essere esperti di grandi eventi, se basta scrivere libri di storia e archeologia per essere esperti di aree archeologiche e musei e se basta amare gli animali per essere degli esperti di politiche per gli animali.
Ci tengo a precisare che il mio non vuole assolutamente essere un attacco personale verso nessuno dei nominati esperti, tra l'altro alcuni li conosco personalmente e ne ho stima, ma mi pare doveroso che la cittadinanza conosca quali criteri meritocratici hanno portato alla loro nomina!
L'unico merito che ad oggi appare evidente, per la maggior parte dei nominati, è solo quello di essere stati dalla parte giusta in campagna elettorale!


Scritto da: Carmelo Ceraolo