venerdì 9 maggio 2014

Il mio Peppino

Ho sempre creduto che Peppino impastato fosse una persona buona e leale. In realtà non so se lo fu davvero, o se si trattò invece di uno stronzo capace di quella spietata cattiveria umana che contesto da sempre, anche a me stesso. Ma la lealtà, almeno quella, è una cosa che non snatura l'uomo; quindi non vorrei stupirmi nel trovarne qualche caso. 
Ad ogni modo... Peppino. Dicevo: non so che uomo fosse davvero, perché qui interviene sempre il romanzo, la narrazione romanzata, e ci nega una parte della storia, una storia, una delle storie possibili; e ovviamente intervengono la politica e gli ideali. Eppure mi basta sapere che ogni qual volta noi riconosciamo la necessità di darci un riferimento, di trovare un eroe, lo eleviamo così tanto, tutti insieme, da farne scomparire le macchie della fragile umanità. Voglio dire, lo facciamo sempre perché riconosciamo i nostri limiti. In lui, in loro (gli eroi), noi tutti ci purifichiamo e possiamo sognarci trascendenti, leggeri, oltrenoistessi. Tutti, insomma, abbiamo bisogno di credere che esista un bene più grande, qualcosa di migliore di noi. E ben venga, soprattutto se si unisce questo alle scelte politiche. 

Giuseppe Impastato io lo figurerò sempre come un buono, e subito dopo come una comunista, e ancora... come un ragazzo che si è fatto ammazzare due volte: dallo Stato e dalla Mafia. 

Ma scusatemi - e tu Peppino... se sei tra le cose, nell'aria, sulle stelle o tra la terra che calpesto... perdonami altrettanto - io ho e avrò sempre bisogno, più di ogni altra cosa, di pensarti come una persona dalle virtù umane più spiccate di quelle politiche. Ovunque tu sia vorrei dirti che da te avevo imparato, forse con un eccesso di idealismo, che si doveva essere socialisti o comunisti per essere persone migliori, per impegnarci a ricercare virtù che sfidassero i vizi antichissimi delle subalternità tra gli uomini e della legge di forza. E anche se non fosse mai stata questa la lezione, a me piacerà pensarla così, ancora. 

Per la tua vita politica e per la tua morte umana si spendono sempre tante parole, a volte purtroppo a caso, male. Nessuno invece si impegna nella narrazione della tua vita umana e della tua morte politica, credo di capirne le ragioni. Io ho voluto dedicarti un pensiero tutto mio, certamente stonato, certamente poco definito, probabilmente senza troppa consistenza... però mio. 

Per adesso può bastare. 

Ciao Peppino. 

Sebastian Recupero

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