mercoledì 16 giugno 2010

Senza pensarci troppo

A Pippo Venuto vorrei chiedere perché debba mandarmi a dire che "ci vedremo in tribunale". E glielo chiedo qui, in questo modo...perché probabilmente leggerà.
Credo che sia poco elegante, mandarlo a dire. Solo questo.

Sapete, questo è un periodo un po' così: di riflessione, di lentezza, di stanchezza. Per me è così.
Succede quando vedi che improvvisamente molti abitanti della tua città si svegliano e diventano paladini della giustizia, della legalità. Dell'antimafia.
Succede quando ti rendi conto che tu e i tuoi amici queste cose le avete sempre dette e fatte senza essere paladini, semplicemente vivendo in un modo diverso.
Ma quando tutti cominciano a fare politica, a ridosso delle elezioni, ti sorge un dubbio: tutto ciò ha un senso? No, non parlo del fatto che tutti s'interessino all'improvviso. Parlo di me.
Ha un senso continuare ad esporsi, a mettersi in gioco, a correre rischi... a sentirsi minacciati? Ha un senso continuare a fare la politica come l'ho sempre fatta e cioè senza compromessi e sorrisi...e non aver paura di essere contro tutti o, per lo meno, dalla parte di nessuno in particolare? ha un senso che io faccia politica? Insomma, c'è tanta gente che la potrà fare al posto mio, in questa nostra Città di persone interessante.
E in effetti io ho un bel problema: non riesco a non litigare e, quindi, non riesco a difendere a spada tratta, sempre e comunque, nessuno. Nemmeno mia madre, credetemi.
Ho questo modo di fare che, ripeto, pare essere un problema... per chi fa politica.
"Mai esagerare", questo è il motto in voga in quegli ambienti: "non si sa mai".
Ci sono delle idee che devono avere il loro sfogo costantemente e non possono esser subalterne al mantenimento di qualche equilibrio più o meno utile.
Ma il problema più grosso che ho... è di dover dire tutto quello che penso, in questo momento: ci sono alcuni amici miei, ad esempio, per i quali provo rispetto e simpatia che, ognuno a modo suo, sono lontani dal mio modo di fare politica...ed entrambi mi vorrebbero dalla loro parte.
Dirò questo: io credo che un sistema o lo si condanna totalmente (e si evita di salvarne qualche pezzo, facendosi intenerire da amicizie di vario genere) oppure non lo si condanna. Tuttavia condannare non vuol dire solamente usare delle parole per giudicarlo moralmente, ma avere delle rispondenze e dei riscontri nelle azioni di tutti i giorni. Nella vita reale di ognuno di noi.
Questo è il mio pensiero generale.
Nello specifico, penso che il cinema comunale sia stato uno dei casi - per altro non tra i più importanti - che spiegano il sistema pseudo clientelare, poco trasparente e pressapochista che è applicato dalla politica pattese. Penso che ci siano grosse irregolarità, ma non ne ho la certezza: per questo motivo lascio lavorare la magistratura e i carabinieri. Per altro qualche dirigente comunale mi ha trattato piuttosto male e non mi ha fornito le documentazione richiesta, giustificandosi in modo banale e vergognoso. Sono stato assalito, per quel motivo, da una profonda delusione...e attendo che la verità venga fuori nell'unico modo giusto: attraverso la legge.

Adesso, ad uno dei miei due amici vorrei dire di fregarsene dell'amicizia di quella gente che ti dice sempre quello che conviene dire... e di ricercare, come sempre fa, l'obiettività, schierandosi con nettezza a favore di un altro modello di politica. Modello che non può essere davvero nuovo se è contaminato da rimasugli del vecchio sistema.
All'altro mio amico chiedo di non commettere l'errore, dopo aver fatto così tanto, di considerarsi anche lui un paladino assoluto della legalità e della moralità... e di mettersi in dubbio costantemente. Come dovremmo fare tutti, me compreso. Perché rivoluzionari si è nella vita di tutti i giorni. Non solo nelle azioni eclatanti.

Ci sono poi tante persone che mi tirano per la giacchetta pensando di tessere un rapporto di fiducia e consenso, per un qualche progetto politico. Io posso parlare quasi con tutti, e lo faccio. Però i presupposti sono importanti. Innanzitutto io sono un convinto socialista antiborghese, e questo non me lo posso scordare per nessuna ragione: io vivo come tale e vivo con quella prospettiva.
Come seconda cosa detesto l'idea del compromesso che serve a sconfiggere un nemico politico, o un gruppo di nemici. Cioè sono contrario, di principio, ad unioni di gruppi e persone finalizzate solo a spodestare un concorrente. Preferisco avere (e credo di averla) un'idea...concorrente.
In fine, per nessuna ragione al mondo posso accettare una convergenza contenutistica operata assieme a persone che esprimono una politica vecchia e sui quali pende un giudizio morale sospetto.
A queste persone voglio dire di andare avanti con le proprie idee, e se ci saranno le condizioni ci incontreremo per strada, tuttavia non mi sento obbligato a cambiare la mia direzione.

Ecco che adesso devo affrontare una questione delicata: tale è la libertà. In realtà, essa, è già la linea di fondo e il messaggio ultimo del precedente pensiero. Ora però mi tocca fare un discorso specifico.
Vorrei tanto sentirmi libero di fare bene o di sbagliare. Da solo.
Di pagare le conseguenze. O di prendermi delle soddisfazioni. Da solo.
Io vorrei essere indipendente, insomma. Fabbricare la mia "fortuna".
Tutto ciò non si ottiene e non si otterrà mai se non si ha il coraggio di prendere una posizione vera, che faccia a meno dei vincoli sentimentali dell'uomo o delle sue paure.
Io credo che, alla fine, anche al di là delle mie volontà e ambizioni, non riuscirò ad incidere sul comportamento sociale della società in cui vivo...soprattutto per mancanze mie. E credo anche che la politica non avrà, finché sarò vivo, il significato che mi piace attribuirle.
Tuttavia vi dico solo che un uomo che non è capace di assumersi delle responsabilità e di prendere delle posizioni, correndo magari dei rischi, non è un modello auspicabile. Probabilmente non è un uomo.
Io la scelta di correre dei rischi, anche grossi, l'ho già fatta da tanti anni. Di certo... non tornerò indietro adesso.

Questo breve scritto è anche l'occasione per annunciare pubblicamente la mia uscita dall'Associazione "NoveMaggio". Per controversie personali e anche per mancanza di tempo.
Mi scuserete se uso questo mezzo di pubblica divulgazione per farvelo sapere, ma non so fare altro. Anche se sembra fuori luogo, ha un senso.


Bene, voglio chiudere questa disordinata riflessione come l'ho cominciata: cioè rivolgendomi al Sig. Sindaco.

Caro Pippo Venuto, Sindaco di Patti,
negli anni abbiamo avuto un rapporto variegato. Prima buono, amichevole, di collaborazione. Ma ero giovane. Non lo capivo... che quando un politico saliva su un palco a fare un saluto, io non dovevo esserne onorato (per l'importanza del ruolo che egli ricopriva), e piuttosto dovevo esserne preoccupato per lo scopo propagandistico o puramente egoistico di quel gesto. Non lo capivo.
Dovevo ribellarmi già all'ora all'inutilità dei saluti formali di chi può vantarsi di averti montato il palco o pagato la corrente elettrica di un paio di manifestazioni. Ero giovane..ed inesperto.
Col tempo, tuttavia, si cresce...e s'impara a vedere la politica globalmente, nei suoi insiemi più grandi. Ed io sono cresciuto chiedendomi perché, a ridosso delle elezioni che Le avrebbero assegnato il suo secondo mandato, una persona che allora frequentavo mi disse con il sorriso: "Venuto è stato un buon sindaco, lo dobbiamo rivotare: ha fatto costruire a tutti". Poi ho guardato la mia città e ho capito. Ho capito che va bene il lavoro, però... c'è anche una questione di coscienza e soprattutto ci sono cose come l'ambiente e come la bellezza, deturpate- a mio modo di vedere - da questa amministrazione.
Sono cresciuto chiedendomi perché il dottore Gullo, suo alleato e suo vice, potesse fare una politica assistenziale e clientelare senza che nessuno dicesse nulla e anzi con l'avallo, sorridente, di una larga parte della cittadinanza. E chiedendomi perché mai lei dovesse essere alleato con Gullo. Poi ho visto il passaggio all'Mpa e ho capito. Ho capito che la politica fa molto più schifo di quello che si dice in giro: quel passaggio - mi pare - non ha avuto nessun significato politico o ideologico. Si trattava solo di un gancio all'ARS, cosa che poi non ha funzionato. Ma quindi, in precedenza, era giustificato anche Gullo, per vincere le elezioni e perché d'altronde siete entrambi figli di una prima repubblica lunghissima, in salsa siciliana, che non perde i suoi vizi peggiori. Io non credo più ai vecchi, mi spiace.
Sono cresciuto con la manutenzione dei beni pubblici che si fa solo in prossimità delle elezioni. Sono cresciuto chiedendomi che cosa ci facessero quelle allegre signore - dipendenti comunali - all'ingresso degli uffici del Municipio di Piazza Sciacca, se avessero una qualche specifica competenza. Sono cresciuto chiedendomi perché ci fossero degli assessori poco qualificati (sto usando un eufemismo). Sono cresciuto chiedendomi perché il Cine teatro comunale fosse in quelle condizioni e, fino a qualche tempo fa, scherzando su quel signorotto che ormai aveva il monopolio cinematografico di Patti. Sono cresciuto chiedendomi cosa fossero le politiche giovanili. Sono cresciuto chiedendomi quale fosse la politica turistica di questa città. Sono cresciuto chiedendomi cosa volesse dire "Patti, città dei servizi". E l'ho capito tardi.
E glielo spiego: vuol dire che l'unico modo in cui l'amministrazione comunale decide d'impegnarsi sul fronte del lavoro è la promozione del settore terziario pubblico. Ciò comporta che il commercio, l'imprenditoria, l'artigianato e l'agricoltura di questa città siano totalmente al collasso. Si salvano solo alcuni giovani e bravi imprenditori e commercianti, in periodi dell'anno specifici. Questi ultimi, tuttavia, non rappresentano il grosso dell'economia pattese.
La Sua amministrazione vuole una città dei servizi, cioè un città seduta- in tutti i sensi. Io invece penserei ad una città viva, che produce e che cammina.
Pensare solo alla città dei servizi è sintomo di una mancata politica sul lavoro.
Se noi, ad oggi, andassimo a chiedere ai privati un contributo per sponsorizzare le nostre manifestazioni culturali e ricreative, non troveremmo una condizione favorevole. E, di fatti, non la troviamo: lo stiamo facendo da mesi, oramai. Noi li vediamo i negozi della città: vuoti.
La crisi non è colpa dell'amministrazione comunale, però se questa è una città dei servizi e latitano i servizi per il cittadino, ed è una città del turismo ma latita il senso del turismo...la situazione non può che peggiorare. Si si, lo so che avete fatto tante cose: alcune anche importantissime. Ma mi permetta di non essere contento, di avere un'idea di sviluppo totalmente differente dalla sua e dalla vostra.
Ad ogni modo, smetto di divagare per tornare sul binario della discussione che m'interessa: rispetto a quando andavamo d'accordo, sono molto cambiato... e non per convenienze politiche, come siete abituati a vedere voi. Ma perché sono cresciuto. E fortunatamente sono cresciuto usando solo la mia testa, senza dover ringraziare nessuno in particolare.
E quindi attacco la sua amministrazione comunale e la sua persona, così come tutte le persone che la affiancano e così come tutta la gente che reputo mia nemica, anche e soprattutto nell'attuale opposizione consiliare: non appartengo a quella scuola che vede lo scontro politico esaurirsi nelle questioni contingenti. Io disprezzo le persone che non sanno pentirsi e cambiare idea e che accettano i compromessi a cuor leggero. Io non ho la necessità di intrattenere forzatamente delle amicizie, tanto meno con lei. Perché se oggi lei fa parte di questa Amministrazione comunale, così come il dott. Gullo, vuol dire che se, per ipotesi, nella sua vita non avesse fatto politica, non sarebbe potuto essere un mio amico. Perché un mio amico non dove nemmeno ammettere la possibilità di apparire non conforme ad una moralità limpida e non compromessa e ad un mondo di pura verità. Infatti ho pochissimi amici.
Abbiamo idee diverse. Io condanno la sua amministrazione comunale, e quindi anche lei.
Me ne faccia, se vuole, una colpa.


Sebastian Recupero

6 commenti:

  1. C'è troppo schifo in giro... e Venuto fa decisamente parte dello schifo da te narrato. Mai visto un sindaco così incompetente ed inetto reggere un paese per così tanti anni, stesso discorso per assessori e consiglieri di maggioranza e di opposizione. Io non faccio politica attiva proprio perché a Patti la politica non esiste. Con chi si dovrebbe dialogare? Con gli opportunisti? Forse coi faccendieri? No, con certa gentaglia ci si sporca solo ad avvicinarsi, allora meglio lottare in altri modi, da solo. D'altra parte non ho mai amato l'idea stessa di partitismo, che già di per sé è un potente strumento di servilismo, tanto da non avere mai avuto una tessera di partito.
    Hai fatto un'ottima scelta credo Sebastian.
    Un caro saluto e a presto,
    Armando Di Carlo

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  2. Una bella coppia, veramente una bella coppia: complimenti.

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  3. Non mi piacciono i protagonismi. Ma capisco e rispetto l'importanza e l'efficacia di uno spazio per il dibattito libero.
    Non sempre, ma spesso, preferisco ascoltare, riflettere, capire meglio. Poi parlare, dire la mia in maniera chiara e libera, ovviamente. Approfitto di queste tue riflessioni per dire qualcosa anch'io, per dirTI qualcosa anch'io. "Senza pensarci troppo". È un momento particolare anche per me: mi ritovo a mettere in discussione amicizie e legami che credevo più solidi, più chiari...diversi. Non lo faccio su un sito o su una pagina facebook solo perchè preferisco il contatto, il volto, gli occhi. Preferisco gesticolare! Preferisco sentire e dare un tono, IL tono alla discussione. E preferisco il dialogo, il confronto, sempre.
    Comunque.
    Anch'io mi ritrovo a chiedermi cosa fare, con chi, come...ma non mi interrogo sul "SE". Non voglio farlo perchè sarebbe come ammettere che quando ci dicevano che «tutto cambia perchè tutto resti com'è» avevano ragione. È una citazione fin troppo banale, ma rende bene...e tu lo sai Seby!
    Tutto questo HA un senso! Lo ha per te, perchè altrimenti sarebbe snaturarti. Lo ha per i "nostri" amici perchè ci credono quanto ci credi tu. Ha senso perchè abbiamo il dovere e sicuramente la voglia di crederci. Il disfattismo e il pessimismo non mi appartengono e non credo appartengano a te! Credo siano sintomo di poca vivacità emotiva, fisica, mentale. O di rassegnazione. Che comunque non porta a nulla. Ha senso perchè l'obiettivo dei tuoi "nemici" è isolarti, è farti credere che sei fuori strada, che niente ha più senso...
    Non è così.
    Non riusciranno ad isolarti.
    E questo ha un senso.
    Valentina Martino

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  4. Grazie per il sostegno che non voglio prendere come sostegno personale, ma come sostegno all'idea. Io non sono un modello da seguire, né il moralizzatore, né il cittadino perfetto. Non sono nemmeno una vittima. Sono ben poco: quel poco che può bastare insieme a tutti gli altri per fare una società più vera, onesta.
    Sostegno, dunque, ad una comune tensione per il cambiamento.

    Non gli uomini, ma le idee.

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  5. L'avrei potuto scrivere io 25 anni fà , uguale uguale al tuo , e' forse lo anche fatto magari in maniera diversa , ma non sono ne pentito ne nostalgico , è solo che la vita prima o poi ti mette davanti a un bivio che non puoi non affrontare e decidere dove andare.
    Ti auguro sinceramente di resistere , e di non cambiare mai , di non vendere la tua coscienza , avendo la possibilità soprattutto economica di fare tutto ciò che desideri e sogni di fare della tua vita.
    Saluti
    Enzo Natoli

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  6. Ma in che posto viviamo?!

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