mercoledì 24 marzo 2010

Un popolo senza memoria

E' una strana sensazione quella che si percepisce camminando per le vie del centro storico pattese.
Quando si parla di centro storico, viene da pensare ad antiche piazze, palazzi secolari, chiese maestose e quant'altro. Il tutto protetto e salvaguardato, come un prezioso gioiello da custodire e ammirare.
A Patti, invece, si vaga tra le macerie.
Si è detto tanto in merito, da chiunque. Ma in questo momento non ho voglia di soffermarmi a scrivere di responsabilità individuali, cattiva amministrazione, inciviltà collettiva.
Vorrei solo far notare quello che stiamo perdendo, e non si tratta soltanto dei resti della Porta San Michele, dell'antica cinta muraria o della fontana Napoli. C'è molto di più.
La nostra storia, le nostre radici, scorrono attraverso quei vicoli, tra ruderi e erbacce. Il nostro passato è lì, sopito tra abbandono e degrado. E un popolo che dimentica il proprio passato, è un popolo senza futuro.
E' quindi questo il destino che attende l'antico cuore pulsante della nostra città? Di diventare sempre più un ghetto di periferia, tra palazzi che crollano e strade invase dalla vegetazione?
Vorrei tanto rispondere negativamente alla domanda, ma fino a quando si continuerà a ragionare sull'immediato, ci si limiterà a tappare qualche falla, e non si prenderà coscienza della reale importanza che quei luoghi costituiscono per l'intera collettività, ciò che si profila all'orizzonte mi porta a richiedere notevoli sforzi alla mia speranza.

Giuseppe Calabrò

2 commenti:

  1. La risposta la trovi nel commento che ho fatto all'interno della convocazione del consiglio comunale.

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