domenica 7 febbraio 2010

ruscelli

Troppo cara questa città
a me cade dagli occhi
perché troppo lenta
l'azione delle nostre mani
si consuma... come noi:
in lamenti e superbia.
E ora c'è rabbia in me,
vera, ma anch'essa lenta.
E' la mia gente e sono le loro mani,
a vociare solo per vociare
a discorrere del male
e a non porvi mai rimedio.
Paurosi e negativi al cambiamento
sono rabbiosi sono bramanti
di cambiar soltanto la faccia
al sistema che non cambia.
Corrono per le strade
che non guardano. E per me lì scorrono:
tra i ruscelli che piovono
dai muri e dalle pietre antiche
nei mesi freddi e necessari.
Scorrono lì dentro
come l'acqua che passa
e che non ha colpa.
L'acqua non può che passare:
non si domanda, non pensa. Non sceglie.
Ecco, ecco l'uomo che si fa fluido
che guarda e corre via. Ma s'arrabbia.
S'arrabbia solo quand'è fermato
da tutto ciò che scorre contro di lui:
fino a quando non tornerà il sole
e una nuova primavera preparerà,
fossilizzando la coscienza, il nuovo disastro.
Fino alla rivoluzione.

Defender

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